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Russia e sanzioni, perché Forza Italia sbaglia

Per il forzista Renato Brunetta, le sanzioni decise dall’Unione Europea contro la Russia “non sono soltanto inutili, ma danneggiano il cammino verso la pace”. Le idee del capogruppo azzurro alla Camera sono in contrasto con l’orientamento dei governi occidentali e hanno dato vita a una mozione presentata da Forza Italia. Il provvedimento, in continuità con l’amicizia di vecchia data tra Silvio Berlusconi e il padre-padrone della politica di Mosca, Vladimir Putin, sarà discusso oggi nell’Aula di Montecitorio con l’intento di annullare le misure economiche.

Una linea che però – spiega in una conversazione con Formiche.net la senatrice Anna Cinzia Bonfrisco, presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti, non è condivisa dai fittiani, che la reputano un pericoloso allontanamento dalla rotta transatlantica che ha finora guidato la nave del centrodestra italiano.

Senatrice, i suoi ex colleghi di Forza Italia hanno presentato una mozione parlamentare per chiedere il ritiro delle sanzioni economiche contro la Russia. Che ne pensa?

Quella presentata da Renato Brunetta alla Camera mi sembra più che altro una mozione degli affetti, un segno dell’amicizia personale fra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin, mentre in politica estera c’è un filo rosso dal quale non bisogna discostarsi mai, quello dell’interesse nazionale. Ma la si può anche leggere come uno dei segni della profonda crisi di Forza Italia, nata dalla confusione di ruolo e di linea politica che ha disorientato l’elettorato di centro destra.

In che senso?

Il centrodestra italiano nel 1994, anche grazie alla intuizione dello stesso Berlusconi, nacque come l’ancoraggio più forte ai valori dell’Occidente e del legame transatlantico. Buttare via questo patrimonio di identità per le ragioni o gli interessi di una persona è triste e alla fine inaccettabile. La stessa cosa è avvenuta con il patto del Nazareno inducendo i nostri elettori a non capire più chi fosse il leader del centro destra se Renzi o Berlusconi e il risultato di una e dell’altra giravolta è lo stesso: la perdita di credibilità.

Ma Berlusconi non ha detto che vuole dare vita ai Repubblicani, come in America?

È una proposta che arriva tardi e male. Il partito Repubblicano si fonda sulle primarie ma a chi le ha chieste per rilanciare il centro destra, come Raffaele Fitto, ha sempre risposto con la solita formula populista e demagogica che lo spinge naturalmente a preferire la scorciatoia estremista di Salvini e tutti e due a considerare Putin il miglior alleato internazionale. Sorridendo mi chiedo se si vuole un partito repubblicano o leninista! Se poi aggiungiamo Grillo a questo quadretto c’è davvero di che preoccuparsi.

Brunetta però rivendica il peso per le imprese italiane delle sanzioni contro la Russia.

Giusto, ma il suo ragionamento è quanto meno parziale.

Perché?

Se ci chiedessimo quali sono le grandi aziende russe che hanno fatto investimenti in Italia non sapremmo dare una risposta. Gli investimenti russi in Italia si limitano alle ville nelle principali località turistiche! Se facessimo la stessa domanda chiedendo delle multinazionali americane ed inglesi che hanno insediamenti produttivi nel Paese, avremmo un elenco lungo e significativo che sta a noi incrementare ulteriormente determinando davvero – e non solamente a parole come fa il governo – le condizioni per investimenti volti a creare sviluppo e occupazione. Di questo abbiamo bisogno, e non di quello shopping industriale mirato al saccheggio della nostra tecnologia che non viene certo dall’Occidente.

Mentre per ciò che riguarda le esportazioni?

Discorso analogo. Certo che le esportazioni verso la Russia sono importanti e che tutti noi dobbiamo lavorare per una rapida normalizzazione delle relazioni diplomatiche con Mosca. L’Italia lascia sul terreno della crisi russa quattro miliardi e 140 milioni di euro, secondo diversi studi che si riferiscono al primo trimestre di quest’anno, di cui più del 30 per cento solo nella regione del Veneto. Abbiamo un forte interesse a sederci al tavolo delle soluzioni ma il Governo Renzi è troppo timido e lascia alla leadership tedesca la soluzione della crisi, a causa anche della debolezza della Commissaria Mogherini. Grazie alla capacità delle aziende più innovative i dati complessivi dell’export italiano vedono ancora i paesi europei e gli Usa come il principale mercato dei nostri prodotti. I dati dell’export sono positivi, nonostante le limitazioni del business dovute alla crisi in Ucraina che, ricordiamolo, sono effetto della invasione russa in Crimea e nell’Ucraina dell’Est.

Il movimento che lei guida al Senato e che vede la leadership di Raffaele Fitto, voterà quindi contro la mozione di Forza Italia?

Certo, siamo molto critici e non escludo che potremo essere promotori di una nostra mozione al Senato in cui ribadire le ragioni dell’adesione italiana alle decisioni assunte con i nostri alleati. La nostra convinzione è che tanto più la comunità internazionale si mostrerà compatta nel condannare le violazioni internazionali di Mosca, quanto più il Cremlino sarà indotto a rivedere la sua posizione e quindi a ragionare su una soluzione diplomatica della crisi a partire dal rispetto degli accordi di Minsk. Le imprese italiane si tutelano con una buona politica estera che scongiuri scenari anche peggiori per il futuro.

Si riferisce alla eventualità che gli Usa inviino cinquemila soldati nei Paesi baltici in funzione anti-russa?

Se davvero si arrivasse sino a quel punto, non ci resterebbe che registrare, nostro malgrado, la più disastrosa delle sconfitte per quell’Unione Europea che è nata proprio per scongiurare guerre e situazioni di crisi nel nostro continente. Se l’Unione esiste, ed è qualcosa di diverso da un castello di norme astruse e bislacche, deve dimostrarlo qui e adesso agendo finalmente come soggetto politico capace di contribuire in maniera determinante a fermare una escalation foriera di rischi gravissimi.

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