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Perché è nocivo il proibizionismo sui giochi pubblici

Mercoledì il governo ha rinviato l’approvazione del decreto attuativo della delega fiscale comprensivo delle nuove regole sui giochi pubblici elettronici. Comparto che presenta in Italia un giro d’affari di circa 90 miliardi di euro. Ma che richiede un quadro normativo comprensibile e definitivo per valorizzare le proprie potenzialità economiche, secondo gli operatori del comparto.

Un’offensiva politica-mediatica

Eppure la gran parte dei mezzi di informazione e del mondo politico ha ingaggiato una battaglia forsennata contro il mondo delle slot machine, dei bingo, delle lotterie. La presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale Giorgia Meloni, ad esempio, non smette di tuonare contro quelli che ritiene “gli ingiusti privilegi fiscali delle compagnie di sale gioco”. Anche il Movimento 5 Stelle si lascia andare sovente a queste argomentazioni polemiche.

Un argine contro l’economia criminale

L’attenzione pubblica è spesso focalizzata su tragiche vicende di dipendenza dal fenomeno, la cosiddetta “ludopatia”. Raramente sono stati accesi i riflettori sulle performance produttive di imprese in grado di affermarsi nei mercati internazionali dell’intrattenimento legale, producendo utili e occupazione, ricerca e innovazione, entrate fiscali e sostegno alla cultura. E costituendo un robusto baluardo contro la penetrazione delle realtà criminali nella gestione delle scommesse.

Le ragioni della ricerca

È questo il punto di vista di Sistema Gioco Italia, la federazione delle aziende dell’intrattenimento aderente a Confindustria che ha presentato ieri presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma i risultati dello studio “L’industry italiana dei giochi pubblici”. La ricerca, realizzata dall’organizzazione Mag Consulenti Associati e resa pubblica dall’amministratore delegato Guido Marino, mette in rilievo gli effetti nocivi che una regolamentazione farraginosa e un aumento del prelievo fiscale potrebbero provocare nel settore.

Un trend controcorrente

Negli ultimi 6 anni l’economia dei giochi pubblici ha conosciuto un trend positivo, a fronte di un andamento complessivo dell’industria manifatturiera caratterizzato da profonda crisi. Grazie alle esigenze alimentate dal rapido cambiamento delle tecnologie e dal progressivo ingresso di prodotti innovativi, la produzione industriale ha raggiunto lo scorso anno un valore di 500 milioni di euro. Risorse così ripartite: 264 milioni hanno riguardato i beni di intrattenimento, 215 milioni i terminali, 20 milioni le reti di controllo dei concessionari. Nello stesso periodo la raccolta complessiva ha toccato i 84,5 miliardi di euro. L’80 per cento dei quali – 67,9 miliardi – destinato ai premi per le vincite. Mentre dei rimanenti 16,6 miliardi 8,8 hanno rappresentato i ricavi netti della filiera, e 7,8 hanno costituito il gettito erariale.

I ritardi nell’export

Le eccellenze italiane, create da un ristretto numero di piccole e medie imprese elettromeccaniche a elevata specializzazione e localizzate nelle regioni settentrionali, sono soprattutto i terminali e i sistemi di gestione. Tuttavia il nostro paese, pur essendo il secondo mercato Ue dei consumatori di giochi pubblici e vantando un bacino occupazionale di oltre 140mila persone, fatica a tenere il passo nella capacità di esportazione. A giudizio di Marino è urgente sviluppare una politica industriale mirata per favorire il consolidamento dell’offerta di gioco regolamentato fra gli utenti italiani, assistere le aziende nazionali per una maggiore presenza all’estero, promuovere il nostro modello di controllo delle scommesse in denaro.

“A rischio 50mila posti di lavoro”

Nelle regioni che hanno adottato misure restrittive ed espulsive verso le attività lecite di intrattenimento, evidenzia il presidente di Sistema Gioco Italia Massimo Passamonti, sono stati registrati fenomeni di sviluppo del gioco illegale: “A riprova che l’approccio proibizionista al tema mina l’obiettivo di tutela della collettività e dell’ordine pubblico”. Per tale ragione il manager ritiene un’occasione perduta il rinvio del decreto legislativo fiscale del governo. “Anziché incoraggiare un’offerta controllata e responsabile oltre che vantaggiosa per le aziende – è la sua convinzione – la scelta dell’esecutivo mette a repentaglio 50mila posti di lavoro in tre comparti che attendono il rinnovo delle concessioni statali: slot machine, corse ippiche, e-betting”. A prescindere dalle decisioni politiche, l’associazione procederà comunque a un taglio di 100mila macchine elettroniche presenti sul territorio: “Lo scopo è allineare la loro percentuale ai parametri europei e rafforzare la sicurezza dei consumatori”.

Un’opportunità economica per l’Italia

L’incertezza legislativa, aggiunge il coordinatore del Tavolo tecnico inter-associativo di Sistema Gioco Italia Gennaro Parlati, frena la possibilità di una programmazione industriale e la creazione di un polo produttivo nazionale delle macchine da gioco tecnologicamente all’avanguardia. Come gli apparecchi, previsti nel provvedimento normativo rinviato, che consentono il collegamento da una postazione remota sicura e riconoscibile.

Una battaglia culturale

Per intraprendere un percorso giuridico virtuoso, rileva il senior advisor del Censis Giuseppe Roma, è necessario sviluppare e divulgare una “contro-cultura” equilibrata alternativa a una visione ideologica ostile al gioco pubblico: “Una filosofia punitiva nei confronti del piacere e dello svago temporaneo e responsabile, che invece costituisce una forma stabile nell’utilizzo del tempo libero”. Allo stesso tempo, precisa lo studioso, le imprese del settore dovrebbero intervenire nel territorio per contrastare l’affermarsi dell’illegalità: “Puntando sull’auto-regolamentazione nella presenza di sale e macchinette, oltre che sul contenimento di messaggi promozionali che rischiano di infastidire i cittadini”.

La risposta del governo

Riflessione che risuona nell’intervento del sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta. Il quale ribadisce le linee-guida ispiratrici dell’iniziativa di Palazzo Chigi: “Tutelare la salute pubblica, combattere l’illegalità, garantire le entrate”. Ma l’esponente dell’esecutivo va oltre, e preannuncia i punti fondamentali contenuti nell’ultima bozza del decreto legislativo: riserva statale in materia di giochi pubblici e ricerca di un coordinamento tra governo nazionale ed enti locali, restrizione della pubblicità, auto-organizzazione della filiera produttiva, gestione di scommesse e lotterie da computer lontani rispetto alle slot machine.


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