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Chi ostacola la riforma fiscale

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento del segretario generale Dirstat, Arcangelo D’Ambrosio

Riforme e “decretone” strumenti del padrone. Questo lo “slogan” del Partito Comunista alle “riforme” annunciate dal Governo democristiano nel 1973.

Oggi, niente riforme e pochi “decretini”, che si vogliono far passare per “Riforme” a cura dell’”omino” in camicia bianca.

Eppure la “riforma delle riforma”, quella fiscale e tributaria sarebbe la prima da farsi, stando alle “scandalose” risultanze del fisco, sintetizzabili in pochi dati:

– 32,6% di irpef pagato dal 4,01% dei contribuenti;
– 10,9% di irpef pagato dal 10,9% dei contribuenti;
– 10.000.000 di contribuenti che non pagano nulla;
– 19.000.000 milioni di contribuenti che dichiarano sino a 15 mila euro l’anno e ricevono in cambio 42 miliardi all’anno in più di fronte a quanto versano.

Fra i 19.000.000 di contribuenti figurano i commercianti, gli artigiani, i liberi professionisti e via dicendo.

Il Corriere della Sera di sabato 13 giugno invita l’Agenzia delle Entrate e l’Inps a “sollecitare” un chiarimento per sapere come fanno questi 19.000.000 a vivere, considerando che le citate categorie hanno case in proprietà, telefonini e auto di grossa cilindrata.

L’ingenua o ingannevole richiesta del prestigioso giornale, si basa sull’evidenza che, il Corriere della Sera non si è accorto che soprattutto la volontà politica manca, per non disturbare la marea di evasori che fa parte, assieme a mafiosi, camorristi e riciclatori, dello “zoccolo duro” di votanti (il 40% degli aventi diritto al voto!) che ancora tiene a galla certi partiti.
Pensare diversamente è da sciocchi o in malafede.

A costoro si aggiungono molti a cui il sistema vigente “conviene” perché il Governo e il Parlamento fanno finta di non conoscere la differenza tra “reddito” e trattamento sociale o pensionistico.

Così, dopo aver elargito gli 80 (in media 50) euro a milioni di cittadini “benestanti” perché viventi in “nuclei familiari” con alta capacità reddituale, ad agosto, sempre Renzi, elargirà il “bonus” pensionistico a cittadini, che con soli 6 anni di lavoro, (più abbuoni) hanno beneficiato di pensione baby, e oggi svolgono redditizie professioni, arti o mestieri.

Nell’elenco figurano anche mogli di ministri, onorevoli, sottosegretari, pensionate baby, che già “scroccano” il vitalizio concesso al marito.

Non c’è che dire: la “giustizia” renziana è evidente.

Non facciamoci illusioni: la riforma del fisco servirà solo ad “accorpare” i balzelli, aumentando le tasse a chi già le paga.

I soldi sperperati? Potevano servire a riforme “strutturali”, che, in effetti che non si vogliono.

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