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Che cosa dicono i numeri su occupati e disoccupati

Ancora sulla Grecia. Ha ragione Angela Merkel: prima di adottare altre misure di aiuto è opportuno aspettare l’esito del referendum di domenica. I greci devono essere posti davanti alle loro responsabilità. Del resto dispongono di buoni argomenti per essere artefici del proprio destino. Prima della vittoria di Syriza erano costretti a fare dei sacrifici, quando il Governo doveva sottostare alle direttive della trojka. Ma l’economia aveva ripreso a crescere, grazie a quei processi di risanamento che erano l’altra faccia e la condizione dei programmi di salvataggio. Oggi, fino a quando sarà possibile, le famiglie greche devono vivere con non più di 60 euro al giorno, gli anziani riscuotono solo una parte della pensione, gli scaffali dei negozi sono vuoti e la situazione sociale è incandescente. Basterebbe che i greci, recandosi alle urne, si orientassero sulla base delle loro condizioni di vita, mettendo a confronto quelle precedenti e quelle attuali.

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Cedendo alle pretese della Grecia l’Unione si metterebbe nelle mani dei tanti Masaniello che pullulano nel Continente. Sarebbe la fine dell’euro e dell’Europa. Dei Patti di Monaco ce ne è già stato uno nel 1938. Ed è bastato.

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Incomunicabilità tra il ministero del Lavoro e l’Istat. Le notizie positive sull’occupazione diramate dal primo vengono regolarmente smentite dall’Istituto centrale di statistica. Si vede che nel mercato del lavoro sono prevalenti le trasformazioni di contratti a termine o di collaborazione, anziché le assunzioni a tempo indeterminato a tutele crescenti in posti creati ex novo. In sostanza si consolida il dubbio che le misure del governo qualificheranno la struttura dell’occupazione, migliorando la quota degli assunti a tempo indeterminato, ma non serviranno granché ad aumentare il numero degli occupati.

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Si avvicina il D Day dell’Inps-LaVoceinfo, quando il presidente Tito Boeri (che ieri è stato ricevuto a Palazzo Chigi) ci stupirà con i suoi effetti speciali. Pare che il clou della nuova dottrina previdenziale consisterà nel pensionamento flessibile, accompagnato da una adeguata correzione attuariale per chi anticipa la quiescenza. Che senso ha erogare degli assegni tagliati a dei sessantenni che potrebbero ancora lavorare ed incrementare il loro reddito da pensionati, per poi ritrovarseli ad ottant’anni bisognosi di assistenza? La libertà di scelta è una bella cosa. Ma anche Tafazzi è un uomo libero.

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