Democrazia, alias governo del popolo. In teoria, molto in teoria. La realtà è ben diversa. La prassi quotidiana, settimanale, mensile, annuale e pluriennale è ben lontana dalla teoria.
Democrazia od oligarchia?
Questa Europa non è stata costruita come pensavano padri fondatori. “L’Europa non cade dal cielo…..”. Ci hanno riempito le orecchie e la testa delle frasi celebri di Altiero Spinelli. Ma hanno costruito ed imposto un’altra Europa: quella dei finanzieri, dei banchieri, dei giochetti dei Bond e dei superbond, quella dei burocrati.
Una oligarchia europea non votata da nessuno; un direttorio svincolato dal parlamento europeo; una serie infinita di nomine di secondo o terzo livello. Senza alcun rapporto con la gente europea. Una oligarchia “pseudo tecnocratica” che ha imposto ai poveri cittadini europei spesso assurde regole economiche, finanziarie, alimentari. Regole mai passate al vaglio del voto popolare.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Ormai è assodato.
Siamo in balia della Germania, che – dopo due sconfitte rovinose nel ventesimo secolo – ha vinto e rivinto la terza guerra mondiale, quella basata sullo spread, sulla finanza creativa, sui diktat ai governi dei paesi sudditi.
In Grecia la rigidità del FMI e dei manutengoli della Merkel vorrebbe indurre i greci a cambiare governo, a metterne in piedi uno prono verso i tedeschi.
L’Italia ha dato alla Grecia più di 60 miliardi di euro, denari che non recupereremo mai. Ma, la stessa italie-tta, anni fa, aveva regalato decine di miliardi alla Germania, per favorire l’unita tedesca.
Pensateci. Si tratta dell’equivalente di 4 manovre finanziarie, di soldi strappati dalle nostre tasche, senza che nessuno ci abbia chiesto il nostro parere. E, come ringraziamento e come dono, ci siamo ritrovati tra capo e collo la regola del 3% e l’articolo 81 della Costituzione, un “articolino minimale” ,che antepone il pareggio di bilancio alla nostra qualità di vita, al nostro welfare consolidato, alla nostra dignità come persone. Una regola, votata da un parlamento incapace di capirne le conseguenze e mai sottoposta al voto referendario. Un cappio costituzionale che ha modificato la sostanza della nostra vita. La nostra, non quella dei parlamentari e dell’enorme schiera che di politica vive.
La nostra vita. Ad esempio, di NOI, dipendenti pubblici, che vediamo cosi’ distrutti decenni di regole contrattuali pattizie e la certezza di rinnovi contrattuali in tempi fisiologici. Perché? Per il combinato disposto di U.E. e di governanti imbelli, dal 2011 in poi, la tempistica e la sostanza – normativa ed economica. – dei CCNL pubblici sono lasciate al buon cuore del SIGNORE di TURNO, oggi R.
E, così, CCNL bloccati dal 2010 sono stati considerati legittimi dalla CONSULTA, che (“scordammoce o’ passato”), recentemente, si e’ limitata ad invitare il governo a riaprire le trattative contrattuali. Ma “riaprire” non significa erogare. Ma “riaprire” non significa arrivare alla stipula. Ma “riaprire” non significa contrattare anche la parte normativa, che sarà al 90% fissata dalla legge Madia. Mobilità, concorsualità, rapporto tra parte fissa e variabile dello stipendio, salario di risultato, incarichi…. sono tutti elementi oggi sottratti alla contrattazione ed ingessati per legge.
Non solo, ma con i nuovi CCNL dovranno essere applicate le lontane norme del d.lgs. 165/2009: nuovi comparti, nuove aree, nuove rappresentanze sindacali, anche se – pochi mesi fa ( ed il percorso sara’ completato tra circa un anno !) – le elezioni delle RSU e la raccolta delle deleghe sindacali sono avvenute sulla base delle ” vecchie” aree e dei “vecchi” comparti.
Non occorre essere indovini per ipotizzare che, da tutto ciò, nascerà un grave caos applicativo, fonte di discrezionalità, abusi, ingiustizie, contenziosi legali infiniti.
Ci fermiamo qui. Ma, tra pochi giorni, dopo la presentazione del bilancio INPS 2014 e dopo la presumibile nuova “sparata ideativa” di BOERI, torneremo a scrivere del tormentone pensionistico e degli effetti del decreto legge 65/2015, ovvero della nuova legge 20/07/15. In altri termini, di come R. cerchi di fare il furbastro, mascherando come regalia il furto del 90% dei conguagli conseguenti alla citata sentenza della Consulta.
A presto.
Stefano Biasioli
Segretario generale CONFEDIR