Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Gli Usa stanno lasciando l’Europa. Nei mesi scorsi migliaia di truppe hanno lasciato le vecchie basi europee delle Forze nordamericane per facilitare, in un quadro di equilibri di bugdet e strategici, il riposizionamento delle varie forze di Washington tra il Grande Medio Oriente e la Federazione Russa. con un inserimento nuovo delle Forze Armate. nordamericane ai bordi della grande area sinica han.
Ciò vuol dire che la vecchia guerra fredda non funziona più: per equilibrare le forze nei confronti di una Russia assertiva e autonoma.
Inoltre, le forze che stanno lasciando, sia pure parzialmente, l’area del dollaro nelle loro transazioni interne stanno aumentando di numero e di rilievo economico e strategico. La dedollarizzazione già colpisce molti Paesi periferici in crescita, tra i quali la Nuova Zelanda, la Malaysia, il Brasile, e tanti altri. La richiesta di diminuire il ruolo del Dollaro Usa nel sistema globale dei cambi e delle transazioni.
La Cina richiede da tempo un “paniere” di valutazione delle divise valutato su un insieme di monete guida globali: l’euro, il dollaro, lo yen, lo yuan, la rupia indiana, e pochi altri. Nella prima metà di quest’anno, la Russia ha comprato grandi quantità di oro e mette sul mercato Titoli del Debito Pubblico Usa.
Gazprom sta preparando un suo Bond “simbolico” in yuan cinesi. Inoltre, gli Usa non hanno mai amato l’Euro: lo hanno sempre visto come un inutile “doppio” nel sistema monetario globale, dannoso quando non inutile.
Bene: ma le tensioni e la pressioni sulla penisola eurasiatica non solo solo monetarie. La caduta o l’indebolimento dell’Euro, dopo l’uscita della Grecia dalla moneta unica Ue, saranno il punto di arrivo di richieste, già peraltro in gran parte sottoscritte, sul Ttip, il nuovo accordo economico e commerciale tra le due rive dell’Atlantico. Per non parlare del fatto che la seconda potenza militare Nato, la Turchia, agisce tranquillamente a favore dell’Isis in una visione anticurda.
Sarebbe stato possibile solo pochi anni fa? No, e questo la dice tutta sulla realtà di alleanza à la carte della Nato oggi.
Bene: e allora? Quali sono le possibilità di una Ue in grave crisi strategica, economica, monetaria, politica, in un contesto nel quale gli Usa se ne vanno, salvo lasciare una cintura di radar evoluti intorno alla Russia, collegati a una rete di first response missilistica da Praga alla Romania? E dove venderà i suoi prodotti l’Unione Europea, spinta da una logica ingenua di protezione di vecchi produzioni di massa, che ormai fanno molto meglio e a minor prezzo in quelle che Mao chiamava “le periferie del mondo”?
E dove sarà la protezione nucleare Usa, quando ci dovesse essere un attacco di grande rilievo sul terreno dell’Ue? Le reti nuove ai bordi della Federazione Russa valgono per i missili intercontinentali.
Occorrerebbe, e ne parleremo, di una nuova dottrina Nato, ma occorre ancor di più che l’Europa si collochi ragionevolmente, sapendo quali sono i potenziali distribuiti oggi nel mercato-mondo, nel nuovo sistema, conoscendone le regole dello sviluppo futuro.
Quindi: Euro ormai valuta regionale, ricerca di dedollarizzazione da parte delle potenze emergenti, nuova configurazione dei potenziali strategici globali.
La Russia ha ripreso recentemente la produzione dei bombardieri strategici TU-160, mentre molti analisti vedono che in Iran, Cina e Russia la parità tecnologica e militare con gli Usa è già raggiunta.
Lo shale oil che ha reso oggi gli Usa il primo produttore al mondo di greggio, non è così facilmente esportabile come il petrolio dell’Opec. Grazie alla propria malizia politica, l’Organizzazione araba, in gran parte, di Vienna fa abbassare i prezzi o alzarli in funzione delle oscillazioni interne del petrolio Usa.
Noi, europei, rimaniamo, nel frattempo in un contesto strategico che non possiamo dominare, comandare, talvolta nemmeno comprendere. L’Europa non conta più nulla. Washington se ne sta andando dai quadranti che ci interessano direttamente per la nostra difesa. Noi non sappiamo difenderci, ormai da molto tempo. Né sappiamo da dove monterà la Grande Crisi, perché ormai non abbiamo più i vecchi sensori nel mondo arabo o in Oriente.
Che fare? Ripensare la strategia globale Ue. Calcolare il rilievo necessario del nostro, credibile, impegno militare.
Meditare con Federazione Russa, Cina, Shangai Cooperation Organization, ed altri un sistema di difesa regionale e di scambio economico e finanziario.
Ripensare la strategia Ue nel Mediterraneo, che non è solo un mare regionale dove si raccolgono profughi ma il grande hub del prossimo secolo.
Rivedere un trattato con la Federazione Russa e la Cina che stabilizzi l’Africa e i Paesi a rischio jihad.
Ristrutturare la Nato, con un pensiero strategico che vada finalmente oltre la vecchia memoria della guerra fredda. Ricostruire con Pechino un nuovo legame che permetta alla Cina l’uscita dalla sua strettoia geografica nello Hearthland centrale, magari ripensare l’impossibile, un nuovo ruolo dell’Euro come global money.