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Il Papa in Bolivia tuona contro la speculazione finanziaria

La tappa boliviana del lungo viaggio di Francesco in America latina era considerata alla vigilia, dalla maggior parte degli osservatori, come il momento “più politico”, soprattutto per il rischio strumentalizzazione dell’esuberante presidente Evo Morales. Non a caso, nelle settimane scorse si è discusso perfino dell’eventualità che il Papa potesse o meno masticare foglie di coca, usanza locale per combattere l’altitudine. Padre Lombardi, portavoce vaticano, aveva chiuso la questione ricordando che il Pontefice è “libero di agire come meglio crede”, ma Morales – nel suo primo incontro con Francesco – non ha mancato di fargli dono di un astuccio per contenere le foglie della celeberrima pianta.

CONTRO IL DOMINIO DELLA SPECULAZIONE FINANZIARIA

Il discorso tenuto nella notte dal Papa nella cattedrale della capitale La Paz, dinanzi alle autorità civili, ha confermato le previsioni. Dopo aver esortato tutti a porre “le basi di una ecologia integrale che chiaramente comprenda tutte le dimensioni umane per risolvere gravi problemi socio-ambientali dei nostri giorni”, Francesco ha osservato che “se la politica è dominata dalla speculazione finanziaria o l’economia si regge solo sul paradigma tecnocratico e utilitaristico della massima produzione, non si potranno neppure comprendere, né tantomeno risolvere i grandi problemi che affliggono l’umanità”.

“COLTIVARE ATTEGGIAMENTI DI SOLIDARIETA’ E RESPONSABILITA'”

“Si richiede – ha aggiunto Bergoglio – un’educazione etica e morale che coltivi atteggiamenti di solidarietà e di responsabilità tra le persone”. Ecco perché, ha spiegato, “è necessaria anche la cultura, di cui fa parte non solo lo sviluppo della capacità intellettuale dell’uomo nelle scienze e la capacità di generare bellezza nelle arti, ma anche le tradizioni popolari locali, con la propria particolare sensibilità all’ambiente da cui sono sorte e a cui danno senso”.

“NON CADERE NEL RICHIAMO DEL CONSUMISMO”

Il Pontefice ha svolto poi una riflessione sull’inequità: “Ci abituiamo così facilmente (a essa, ndr) che siamo diventati insensibili alle sue manifestazioni. E così confondiamo, senza accorgercene, il bene comune con il benessere, specialmente quando siamo a noi che ne godiamo. Il benessere che fa riferimento solamente all’abbondanza materiale tende a essere egoista, a difendere gli interessi di parte, a non pensare agli altri, e a cedere al richiamo del consumismo”. Così inteso – ha aggiunto Francesco – “il benessere, invece di aiutare, è portatore di possibili conflitti e di disgregazione sociale; affermatosi come prospettiva dominante, genera il male della corruzione, che scoraggia e fa tanto danno”.

IL VERO SIGNIFICATO DI BENE COMUNE

Il bene comune, invece, ha chiosato il Papa, “è superiore alla somma dei singoli interessi; e un passaggio da ciò che è ‘meglio per me’ a ciò che è ‘meglio per tutti’, e comprende tutto ciò che dà coesione a un popolo: obiettivi comuni, valori condivisi, ideali che aiutano ad alzare lo sguardo al di là di orizzonti individuali”.

PROPRIETA’ PRIVATA E PAOLO VI

Il Papa non ha parlato di proprietà privata, come aveva fatto il giorno prima in Ecuador, quando aveva osservato che “I beni sono destinati a tutti, e per quanto uno ostenti la sua proprietà, pesa su di essi un’ipoteca sociale”. Frasi che hanno fatto discutere, ma che in realtà non si discostano in nulla dal tradizionale insegnamento della dottrina sociale della Chiesa. Si pensi solo a quanto scriveva, nel 1967, Paolo VI nella Populorum progressio: “La proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario”.

CON I MOVIMENTI POPOLARI

Particolarmente attese sono le parole che Francesco pronuncerà oggi alle 17.30 locali (le 23.30 in Italia), quando interverrà al II incontro mondiale dei movimenti popolari.

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