Con la impertinenza e la fantasia cui è difficile sottrarsi per un giornalista proviamo a metterci per un attimo nei panni di Sergio Mattarella. E immaginiamoci la sua reazione alla lettura della intercettazione giudiziaria, depositata dai magistrati di Napoli e pubblicata dal Fatto Quotidiano, di una telefonata fatta l’11 gennaio dell’anno scorso dal generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi all’amico Matteo Renzi, fresco di elezione a segretario del Partito Democratico e già tentato di allontanare da Palazzo Chigi Enrico Letta. Che infatti sarebbe caduto il mese successivo passando la mano proprio a Renzi, che pure lo aveva pubblicamente esortato a “stare sereno”.
Inizialmente incerto se puntellare l’allora presidente del Consiglio con un “rimpasto” o “rimpastone”, facendo entrare magari nel governo qualcuno dei suoi uomini di fiducia, il segretario del Pd confida alla fine al generale, non immaginandolo sottoposto a intercettazione per un’indagine a Napoli, dove i magistrati lo sospettano di fuga di notizie per un’altra inchiesta, di ritenere Enrico Letta un “incapace”. Incapace anche di essere “cattivo”, come invece Renzi sembra convinto che debba diventare un buon politico. A meno che egli non voglia dire al generale amico che l’altro un po’ meno amico – sempre lui, Enrico Letta – non sia cattivo ma semplicemente incapace.
Come liberarsi allora di un presidente del Consiglio “incapace”, bisognoso di essere governato da fuori, come precisa sempre Renzi al generale? Sarebbe “perfetto”, dice il segretario del Pd, sul colle più alto di Roma, al posto di Giorgio Napolitano. Che però, stanco e forse deluso, vuole interrompere il suo secondo mandato presidenziale già nel 2015, come infatti avverrà, quando Enrico Letta non potrà essere proposto e sostenuto mancandogli ancora il requisito anagrafico dei 50 anni.
Al posto di Napolitano arriverà al Quirinale l’anno dopo Sergio Mattarella, sostenutissimo da Renzi, nel frattempo abituatosi a Palazzo Chigi e abbastanza sicuro di sé, tanto da sacrificare per l’elezione del nuovo capo dello Stato anche l’intesa istituzionale con Silvio Berlusconi: quella famosa come “Patto del Nazareno”, dalla sede del Pd dove i due si erano incontrati e piaciuti, o ripiaciuti, l’anno prima, avendo avuto già altre occasioni per vedersi, sentirsi, e appunto piacersi.
Convinto di essere stato scelto, anzi preferito da Renzi al Quirinale per le sue doti di eccellenza, secondo le pubbliche dichiarazioni e attestazioni del presidente del Consiglio, Mattarella può essersi chiesto leggendo della telefonata fra lo stesso Renzi e il generale: “Non è che sono stato scelto perché considerato incapace anch’io?”. Incapace, cioè, nella misura giusta per diventare capo dello Stato, come sarebbe potuto accadere a Letta se avesse avuto l’età?
A questo punto finisce la impertinente fantasia del giornalista e si apre un altro discorso, meno impertinente e fantasioso. Un discorso però fatto soprattutto di domande.
Un incidente come questo, della telefonata fra Renzi e il generale Adinolfi, può essere trattato politicamente e mediaticamente solo come un incidente, appunto, una banalità, una stravaganza? In una situazione o in un Paese normale, non sarebbe già scoppiato un putiferio, con richieste di crisi o di presentazione alle Camere per chiarimenti e quant’altro? E con quali criteri i magistrati di Napoli, peraltro nel bel mezzo di una situazione politica a dir poco caldissima, come la temperatura che ci sta affliggendo, hanno ritenuto di depositare, e renderne così possibile la diffusione, una intercettazione dove francamente non si scorgono elementi utili alle indagini alle quali era allora sottoposto il generale Adinolfi, uscitone indenne?
Ma soprattutto una domanda incuriosisce. E’ tanto difficile a Renzi essere efficientemente discreto nelle telefonate con un amico, lasciandosi peraltro dare dello “stronzo”, sia pure confidenzialmente e simpaticamente? Non si attendono naturalmente risposte. Neppure da Mattarella, del quale si può solo immaginare, come si diceva, e condividere lo stupore, o il turbamento.