Una fortissima esplosione e poi le macerie. Stamane intorno alle 6,30 una bomba piazzata sotto un’auto è esplosa nelle immediate vicinanze del consolato italiano al Cairo. Nel botto, avvertito in tutta la capitale, una persona ha perso la vita e diversi sono stati i feriti di un attentato che secondo il sito di monitoraggio del jihadismo Site sarebbe stato rivendicato dall’Isis.
LE FOTO DELL’ATTENTATO AL CONSOLATO ITALIANO
LE PAROLE DI GENTILONI
Per il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni ci sono pochi dubbi sulle ragioni del gesto: è stato “un attacco alla presenza internazionale” nel Paese, “ma anche un attacco diretto all’Italia, a un Paese impegnato nel contrasto al terrorismo”. Nonostante ciò, per il titolare della Farnesina e per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, anch’egli intervenuto sul tema, la Penisola “non si farà intimidire” e rinnoverà “il suo impegno nella coalizione anti Daesh”, acronimo arabo dei drappi neri.
RAPPORTI STRETTI
Tra Roma e Cairo c’è da tempo un feeling sopratutto economico. A marzo scorso, a latere del summit di Sharm el-Sheikh, Eni ha annunciato un nuovo piano di investimenti di circa 5 miliardi di dollari per lo sviluppo, in quattro anni, di 200 milioni di barili di petrolio e 37 miliardi di metri cubi di gas. E in generale la presenza italiana nel Paese è di vecchia data e conta al momento, secondo i numeri di Sace, 130 imprese attive in diversi settori: servizi, impiantistica, trasporti, logistica, turismo ed energia.
LE FOTO DELL’ATTENTATO AL CONSOLATO ITALIANO
NEL MIRINO DEI DRAPPI NERI
Questa intesa però si estende sempre più anche al versante politico. L’Italia e il Vaticano sono da tempo minacciati dai video confezionati dagli uomini di al-Baghdadi, che ipotizzano di penetrare nel Paese via mare grazie al caos libico. E di recente non sono mancati arresti di proseliti e potenziali kamikaze del gruppo terroristico anche nel nostro Paese. Mentre il 2 luglio lo Stato Islamico ha sfondato anche in Egitto, nel Nord Sinai, dove miliziani di Bayt al-Maqqdis, il gruppo jihadista affiliato ai drappi neri, ha attaccato cinque check point, facendo strage di militari e mettendo in luce pericolose collaborazioni tra l’Isis e Hamas.
IL FATTORE AL SISI
Avvenimenti che non devono stupire secondo Lorenzo Vidino, docente e direttore del Programma sull’estremismo presso il Center for Cyber and Homeland Security della George Washington University, sentito da Formiche.net. Il presidente Abdel Fattah Al Sisi ha da tempo ingaggiato una lotta senza quartiere al terrorismo e nei suoi confronti e in quelli dell’Egitto cova un sentimento di fortissimo malcontento da parte dei jihadisti.
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L’ALTRA IPOTESI
Ecco perché i Servizi egiziani ipotizzano anche che il possibile obiettivo dell’attentato odierno non fosse un segnale all’Italia, né tantomeno una strage, ma forse il giudice Ahmed al Fuddaly, considerato vicino al presidente egiziano. Il consolato,che in quel momento era chiuso, si trova infatti non lontano dall’Alta corte egiziana e l’esplosione sarebbe coincisa con il passaggio nell’area della toga.