L’8 luglio il parlamento di Strasburgo ha approvato la risoluzione Lange, nella quale sono contenute le raccomandazioni degli eurodeputati per i negoziatori della Commissione sul Ttip, il partenariato transatlantico fra l’Unione europea e gli Stati Uniti.
Quali sono gli aspetti più importanti di questo documento? Quali criticità sono state superate? E cosa potrebbe accadere se Berlaymont non tenesse conto dei rilievi posti dall’assemblea?
Sono alcuni degli aspetti analizzati in una conversazione con Formiche.net da Alessia Mosca, parlamentare europea del Pd e componente della commissione per il commercio internazionale (Inta).
Onorevole Mosca, cosa contiene il documento approvato dall’Europarlamento?
Non è un voto sul trattato, che ancora non esiste, ma su un testo che esplicita le priorità e le richieste del Parlamento, unica istituzione comunitaria eletta direttamente dai cittadini.
Come valuta queste indicazioni?
Considero il voto un risultato importante, sul piano del controllo democratico, e che credo che questa discussione così partecipata su questo trattato sia sicuramente portatrice di due elementi positivi: innanzitutto, possiamo considerarla come la prima manifestazione di un’opinione pubblica veramente europea. In secondo luogo, questa discussione nel merito ha portato a delle riflessioni più ampie nel metodo, sulle regole della casa comune europea. Chi decide che cosa, in base a quale legittimazione, con quali strumenti di partecipazione.
Perché il Ttip è importante?
Si tratta di un modo per affrontare macro-temi come la globalizzazione e la distribuzione della sovranità tra Stato nazionale e Unione europea, prima che ci travolgano trovandoci impreparati. La politica commerciale è una delle poche politiche realmente europee: possiamo usarla come terreno di discussione, riflessione, anche sperimentazione.
Quali punti controversi sono stati superati col documento?
Sono stati fatti passi in avanti notevoli in molti temi. Il documento chiede la tutela dei diritti dei lavoratori europei e la piena ratifica da parte degli Usa delle regole dell’Organizzazione Internazionale del lavoro; l’esclusione dei servizi pubblici nell’apertura del mercato, quindi di scuola e salute; s’è ribadita l’esclusione degli aspetti culturali, un aspetto comunque già presente nel mandato negoziale; progressi sugli standard di sicurezza alimentare con il totale divieto di modificare le norme europee sugli Ogm; e c’è una posizione forte sulla tutela della privacy dei dati. Non mi pare poco.
Cosa si è deciso, invece, sull’Isds, la corte arbitrale privata chiamata a risolvere le controversie commerciali tra investitori e Stati?
Si è deciso, cito testualmente, “di sostituire il sistema Isds con un nuovo sistema per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati, che sia soggetto ai principi e al controllo democratici, nell’ambito del quale i possibili casi siano trattati in modo trasparente da giudici togati, nominati pubblicamente e indipendenti durante udienze pubbliche e che preveda un meccanismo di appello in grado di assicurare la coerenza delle sentenze e il rispetto della giurisdizione dei tribunali dell’Unione e degli Stati membri, e nell’ambito del quale gli interessi privati non possano compromettere gli obiettivi di interesse pubblico”.
Cosa accadrebbe se la Commissione non tenesse conto dei rilievi di Strasburgo?
Il Parlamento, oltre a rappresentare i cittadini, ha il coltello dalla parte del manico, perché è l’istituzione chiamata ad approvare il documento finale. Credo che sia interesse di tutti tener contro della risoluzione e degli aspetti in essa contenuti, ma se ciò non dovesse accadere Strasburgo non avrà problemi a bocciare il testo.
Quali sono le prossime tappe del negoziato?
Ora è tutto in mano ai negoziatori. Entro la fine di luglio si procederà a un nuovo round negoziale e presto il presidente Obama potrebbe vedergli concessa la cosiddetta “fast-track”, una sorta di via prioritaria per il capo di Stato Usa per firmare intese commerciali tra le quali il Ttip, ma anche il suo gemello pacifico, il Tpp. Passi che dovrebbero, nelle intenzioni, rendere possibile la chiusura del trattato entro la prima parte del 2016, ultima finestra prima delle elezioni presidenziali americane.