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Ecco perché i No Expo hanno surclassato i No Tav

Da tre mesi a questa parte Expo Milano 2015 ha catalizzato l’attenzione di tutti gli italiani. Ma ha prodotto anche altro. L’esposizione universale in corso a Milano dal primo maggio ha attirato anche i fenomeni di protesta e opposizione che da territoriali si sono fatti nazionali e internazionali passando attraverso la Rete.

I dati si evincono dall’aggiornamento del rapporto di Fleed Digital Consulting e Public Affairs Advisors sui fenomeni di opposizione a infrastrutture, grandi reti e investimenti industriali visti dalla Rete.

Il nuovo studio prende in esame il quadrimestre febbraio-maggio 2015 mentre il primo Rapporto presentato lo scorso 29 aprile abbracciava il periodo settembre 2014/gennaio 2015.

I DATI

Il rapporto di Fleed Digital Consulting e Public Affairs Advisors dimostra che il fenomeno No Expo ha cannibalizzato gli altri fenomeni di opposizione analizzati.

I dati mostrano un picco di volumi, oltre 70.000 discussioni, in concomitanza dell’inaugurazione dell’Expo e della giornata di proteste che ne è seguita. Superato il momento acuto dell’inaugurazione, le interazioni web riguardanti il Movimento No Expo non hanno più riguardato solamente il territorio di Milano.

VOLUMI COSTANTI

Escludendo il picco relativo al movimento No Expo e le discussioni ad esso esclusivamente riferite (considerando quindi le discussioni che citano NO EXPO contestualmente ad altri fenomeni di opposizione) l’andamento dei volumi ricalca quello della rilevazione precedente (5.000 contenuti/mese ca.).

IL RUOLO DI TWITTER

L’impatto dei molti “live twitting” con cui cittadini, associazioni e media hanno seguito l’inaugurazione dell’Expo e coperto gli eventi di cronaca relativi agli scontri del 1° maggio, hanno reso Twitter la fonte più attiva tra quelle analizzate dal Rapporto.

I movimenti del NO di cui si è discusso di più dopo No Expo sono No Tav, NO Triv e No Muos, quest’ultimo in netta crescita rispetto al precedente Rapporto, soprattutto dopo le molte azioni promosse dal M5S, si legge nell’aggiornamento dello studio.

CHI SONO GLI AGITATORI

Nello studio di Fleed Digital Consulting e Public Affairs Advisors si segnala in relazione a tali movimenti la presenza tra gli account Twitter di “motivatori” fisici del dissenso, veri e propri animatori della protesta. Qualche esempio? “Per quanto riguarda i NO MUOS e i NO TRIV – si legge nel Rapporto – un forte elemento di contestazione sul web sembra essere strettamente legato al M5S – ad alcuni suoi esponenti –, Movimento in grado di catalizzare, raccogliere e diffondere informazioni di contrapposizione”.

I CANALI MEDIATICI

Si conferma e si consolida la presenza di Repubblica, Corriere, Fatto e Giornale tra le fonti più attive in relazione ai fenomeni di opposizione oggetto del Rapporto.

Ma lo studio segnala anche la presenza di canali informativi “alternativi” e “antagonisti”. Buona, inoltre, la performance dei canali di videosharing.

LE REGIONI PIÙ ATTIVE

Le regioni più attive? Lombardia, Piemonte e Sicilia, mentre altre regioni (Puglia, Abruzzo, Campania e Basilicata) sembrano secondo l’analisi risentire di un certo ridimensionamento delle proteste.

Leggi qui lo studio completo


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