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Crocetta, croci e gogne

Il caso di Rosario Crocetta si è trasformato in una guerra intestina tra i sancta sanctorum dell’Antimafia. La Procura di Palermo conferma che non è mai esistita quell’intercettazione-canaglia che ha messo nei guai il presidente della Regione (al quale si rimprovera di non aver interrotto bruscamente, al momento giusto, una conversazione telefonica con il suo medico). Il settimanale l’Espresso, invece, ribadisce l’autenticità del suo scoop. I ‘’professionisti’’ del settore (per dirla con Leonardo Sciascia) si dividono; ma è considerata espressione di maggior rigore credere che la telefonata ci sia stata davvero – e con quei contenuti – anche a costo di smentire la Procura. Per inciso, ci basti ricordare i soliti guai giudiziari in cui incorse Silvio Berlusconi quando il Giornale pubblicò un’intercettazione ‘’spuria’’ di Piero Fassino sulla vicenda Unipol-Bnl.

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I cosiddetti pensionati d’oro (quelli che percepiscono un assegno compreso tra 55mila e 100mila euro lordi l’anno: in media si tratta di 47mila euro) sono sottoposti a una gogna mediatica infamante. Su di loro sono stati scritti libelli di successo, rigonfi di diritti d’autore, dove questi pensionati vengono definiti con gli epiteti più volgari: sanguisughe, magna-magna, papponi, ladri di futuro e quant’altro possa solleticare di più l’invidia sociale (magari da parte di chi ha evaso per tutta la vita ed oggi è inchiodato a una pensione minima). Per chiudere il cerchio è arrivato il neo presidente dell’Inps Tito Boeri a minacciare ricalcoli con il metodo contributivo, affinché giustizia sia fatta e il ‘’maltolto’’ venga restituito. Sommessamente, consigliamo di leggere l’articolo di un esperto di vaglia come Alberto Brambilla sul Corriere della Sera di domenica, da cui risulta che questi ‘’profittatori di regime’’ sono il 2,5% del totale, ma dichiarano il 14,7% dell’Irpef (anch’essa totale). I pensionati che percepiscono trattamenti superiori a 100mila euro annui lordi sono lo 0,79% (circa 175mila) e pagano il 13% dell’Irpef totale. In sostanza, il 3,3% dei pensionati paga il 28% di tutta l’Irpef.

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Per avere il senso di qualche proporzione, i lavoratori autonomi versano appena il 6,27% dell’Irpef totale, mentre il 46,5% dei contribuenti (poco più di 19 milioni), che hanno redditi fino a 15mila euro l’anno, dichiara solo il 16,2% del totale dei redditi per un importo medio di 6.851 euro ovvero di 571 euro mensili, ‘’meno di un pensionato sociale con integrazione’’.

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Stefano Fassina (chi?) si dichiara d’accordo con Wolfgang Schauble sulla proposta di un’uscita della Grecia dall’euro, accompagnata da ristrutturazione del debito, assistenza tecnica, finanziaria e umanitaria. Sul cielo ellenico, le colombe volano insieme ai falchi.

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In Grecia, un celebre attore comico, Pavlos Haikalis, è stato nominato vice ministro della Previdenza sociale. Come se Alexis Tsipras volesse dire: ‘’Va avanti tu, che a me viene da ridere’’,  a proposito delle reali intenzioni del governo di riformare le pensioni.

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Quando la realtà supera la fantasia: rassicurato dalle dichiarazioni di Matteo Renzi sulla sollecita approvazione della legge sulle unioni civili, Ivan Scalfarotto ha interrotto lo sciopero della fame mangiando delle fragole.

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