Sarà per la nostra forte identità cattolica ma la celebre locuzione contenuta nei Vangeli, “nemo propheta in patria”, trova nel nostro Paese una costante e fedele declinazione.
E’ un malcostume, un vizio, nazionale quello di criticare i nostri concittadini che più facilmente trovano fortuna all’estero. Una sensazione sgradevole in questo senso probabilmente l’avrà provata Federica Mogherini, l’alto rappresentante europeo per la politica estera e di sicurezza.
L’italiana al vertice della UE si è trovata sua malgrado vittima di uno sgangherato articolo dell’inglese Daily Telegraph che in sostanza l’ha accusata di spendere tre milioni di euro in servizi di piatti. Ovviamente, da Bruxelles la risposta è arrivata chiara e puntuale. Peccato che il tam tam della fanghiglia (neanche fango vero) fosse arrivato a Roma dove, incuranti del chiarimento della Mogherini, l’articolo del quotidiano britannico è stato ripreso con l’obiettivo di mettere in cattiva luce la rappresentante italiana.
In un Paese normale, la stampa nazionale avrebbe sbeffeggiato il Daily Telegraph per il granchio preso ed avrebbe sottolineato il valore dell’azione del nostro ex ministro degli Esteri che, lo diciamo con rispetto, non sta facendo rimpiangere il suo predecessore, la baronessa inglese Ashton. Invece, niente da fare. Persino il sito di Formiche (lo scrivo a malincuore) è caduto nella trappola di deridere l’italiana e prendere per buona la stampa inglese. Errore. Ed errore doppiamente spiacevole. Federica Mogherini può essere apprezzata o meno per le sue idee o per la sua militanza politica nel Pd ma da quando ricopre il ruolo di responsabile della politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea, ricondurre il suo lavoro istituzionale alla logica della (pessima) politica italiana è proprio un segno di regressione culturale acuta.
La rappresentante italiana in Commissione Europea ha svolto un ruolo fondamentale – e da tutti riconosciuto, Stati Uniti in primis – nel negoziato che poi ha determinato lo storico accordo con l’Iran. Quanto politicamente fatto dalla Mogherini non si è limitato alla formalità dei protocolli. Nella photo opportunity di Vienna il suo primo piano non è un riconoscimento all’unica donna presente: è il riconoscimento all’abile e determinata negoziatrice.
Perché sembra che ci dobbiamo vergognare di dire che a Bruxelles c’è un’italiana che si sta facendo apprezzare per il suo lavoro? Perché sembra che ci faccia piacere se un giornale pubblica un articolaccio del quale dovrebbe vergognarsi? Probabilmente la risposta è nella sconsolata affermazione di Gesù e riportata, come segnalato all’inizio, nei Vangeli.
Sarà pure così ma io non mi arrendo. E non provo alcun imbarazzo nell’esprimere la mia opinione e cioè che Federica Mogherini sta svolgendo un lavoro eccellente e che per una volta (temo non la prima e neppure l’ultima) il Daily Telegraph ha scritto una gran cavolata, almeno per come è stata interpretata.