“Non c’è sviluppo senza cultura”: arriva su internet l’ex assessore capitolino Flavia Barca, e parte la sfida per dare un contenuto alla politica di Roma Capitale. Dove, a bordo campo, in vista delle prossima tornata elettorale, si sta scaldando Fabrizio Barca, il fratello di Flavia.
Già assessore alle politiche culturali del comune di Roma, spiega che “FlaviaBarca.it nasce dal desiderio di raccogliere e seminare in uno spazio pubblico riflessioni, idee, spunti sul patrimonio culturale, sulla creatività ma anche su altri temi a me cari e di cui mi sono a lungo occupata, ad esempio quello del servizio pubblico radiotelevisivo, peraltro profondamente interconnesso con le strategie di politica culturale portate avanti in Italia”. Tiene a sottolineare che “nonostante l’enorme difficoltà di amministrare la cosa pubblica nella capitale, e quindi la consapevolezza della complessità di rinnovare le politiche pubbliche sulla cultura, sono sempre più convinta della centralità di questo settore per lo sviluppo armonico del Paese e del ruolo chiave che il decisore pubblico può e deve giocare in questa direzione”.
Lo spirito della famiglia Barca è chiarissimo, secondo l’autrice: “L’individuazione delle criticità non è sufficiente ad identificare i rimedi. Il dibattito vero, quello in grado di portare idee e sostanza all’amministratore pubblico, di attaccarlo, pungolarlo e stimolarlo sulla base di pensieri forti, di strategie condivise, ancora langue. Quindi, senza la pretesa di trovare la pietra filosofale, ma con la passione del ricercatore e la consapevolezza dell’importanza della scommessa di fare della cultura un motore di sviluppo ed inclusione sociale, mi auguro che questa nuova presenza online possa offrire un contributo alla riflessione collettiva”. Sempre all’insegna di “impegno, passione e onestà intellettuale”.
Se durante la sua permanenza a piazza Campitelli, nella sede dell’assessorato, ha scontentato una parte del mondo culturale romano, è perché la cassa era pari a zero (e i questuanti troppi). Dopo oltre un anno di riflessione, Barca elenca i problemi ancora irrisolti nel settore: “Manca (…) una strategia verticale per ciascun settore della cultura e, assieme a questa, una strategia orizzontale che guardi a cultura e creatività in una chiave sistemica, integrata come ci indica l’Unione Europea, capace di correlare in una visione unica i diversi settori e ragionare in termini di filiera, dove la cultura è punto di partenza o di arrivo di processi complessi e di una molteplicità di attori, attività industriali, percorsi cognitivi. Manca, più in generale, un progetto nazionale di conservazione, tutela e valorizzazione. Questa difficoltà si rispecchia ed è figlia di una mancanza di visione sul rapporto tra cultura, paesaggio e futuro, quindi di un progetto pubblico sul futuro delle città e dei territori che passi attraverso il riuso – o, come si dirà più avanti, la traduzione – dei nostri beni e spazi, e attraverso lo sviluppo di nuova arte, quindi la creazione di spazi che promuovano la creatività e l’innovazione. Insomma un’idea di contemporaneo”. E “sister” Barca, dopo l’esperienza vissuta con Marino, amplia l’orizzonte: non si limita al “local” romano, tanto da far pensare – secondo alcuni addetti ai lavori, o ai livori – che il suo vero obiettivo sia la poltrona occupata attualmente da Dario Franceschini, nel dicastero di via del Collegio Romano.
Ricorda lei stessa che nel tempo libero “si arrampica in montagna”: non è solo la voglia di contraddire il suo cognome “marino”. Cerca solo l’aria più pura, vero nutrimento ecologico per il cervello. Che è una merce sempre più rara, anche nel Pd.