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Berlusconi e Verdini, divorzio o teatro?

Un ascoltatore di Prima Pagina, la rassegna stampa di Rai 3, ha lasciato senza parole il conduttore di turno proponendogli una lettura, diciamo così, bizzarra della separazione politica consumatasi fra Silvio Berlusconi e Denis Verdini in un incontro conviviale al quale hanno partecipato anche gli immancabili consiglieri e veri amici del leader di Forza Italia: Fedele Confalonieri, Gianni Letta e Niccolò Ghedini. Al quale ultimo, anche se all’ascoltatore, in verità, non è venuto in mente, Verdini avrà anche avuto modo di chiedere qualche consiglio legale sul rinvio a giudizio per bancarotta appena subìto a Firenze.

All’ascoltatore è venuto il sospetto di una finta separazione fra Berlusconi e Verdini. Il sospetto cioè di una missione affidata dal primo al secondo di fornire al presidente del Consiglio e segretario del Partito Democratico Matteo Renzi nelle aule parlamentari, soprattutto al Senato, dove i numeri della maggioranza traballano, quell’aiuto che lui per varie ragioni non può o non vuole dargli apertamente.

(DENIS VERDINI VISTO DA UMBERTO PIZZI…)

In effetti, da quando Renzi gli ha fatto il brutto scherzo politico di avere scelto praticamente da solo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, contravvenendo alle clausole o al clima del famoso Patto del Nazareno sulle riforme, Berlusconi non vuole sentir parlare di riedizioni di quell’accordo. Si è arroccato all’opposizione e mostra di volere assistere impietosamente al logoramento e, magari, al fallimento finale dell’ambizioso e spavaldo inquilino di Palazzo Chigi.

Il conduttore di Prima Pagina, superato il primo momento di sorpresa e di silenzio, ha conferito al fantasioso o malizioso interlocutore una specie di oscar del retroscenista. Una figura professionale, quest’ultima, che ha ormai surclassato nei giornali il ruolo del notista politico, inteso almeno nel senso più tradizionale e severo delle parole: un giornalista cioè pratico della politica, dei suoi giochi, delle sue regole, dei suoi sgambetti ma deciso a fermarsi sulla soglia del sospetto e a riferire solo ciò che è certo e documentabile.

Il retroscena, ormai, ha preso in politica il posto della scena. E non solo in politica, va detto. Lo ha preso anche nell’economia, nello sport, nello spettacolo, con il gossip, e persino nei tribunali, dove mani, manine e manone possono spostare e forse anche manipolare documenti riservati. Anzi riservatissimi, per farli arrivare ai giornali e farli esplodere come bombe nel bel mezzo di situazioni politiche a dir poco incandescenti. Lo ha sperimentato Renzi con la diffusione della sua telefonata con un generale della Guardia di Finanza convinto, come lui, che l’allora presidente del Consiglio Enrico Letta fosse un “incapace”, e in quanto tale “perfetto” per aspirare al Quirinale. Lo sta sperimentando in questi giorni il governatore della Sicilia Rosario Crocetta con quell’assordante silenzio rimproveratogli al telefono con il medico personale che auspicava per il suo assessore alla Sanità Lucia Borsellino la stessa fine del padre Paolo, assassinato dalla mafia nel 1992. Una telefonata però della quale tre Procure della Repubblica siciliane, tutte sospettate di custodirne il nastro e la trascrizione, hanno ripetutamente negato l’esistenza, invitando giustamente i politici – nel caso del procuratore capo di Palermo – a non combattersi sfruttando la giustizia.

(BACI E ABBRACCI MOLTO RENZIANI DI VERDINI IN PARLAMENTO… FOTO DI PIZZI)

Ma torniamo a Verdini e alla sua presunta separazione da Berlusconi, all’insegna della convinzione che tutto sia ormai possibile in questa rappresentazione teatrale, non si sa se più comica o tragica, che è diventata la politica italiana. Torniamoci per ricordare che anche della separazione, avvenuta nel 2013, fra Berlusconi e il suo ormai ex delfino Angelino Alfano si sospettò che fosse una specie di finzione, comoda all’uno per uscire da una maggioranza che ne voleva l’umiliante decadenza da senatore applicando retroattivamente una legge tanto controversa da essere finita poi davanti alla Corte Costituzionale, e all’altro per restare comodamente al governo con i suoi amici.

Lo stesso Berlusconi – devo dire – diede l’impressione di volere provare a gestire così la vicenda invitando i suoi fedelissimi a non insultare i “cugini” appena usciti da casa perché prima o poi avrebbero potuto reincontrarsi elettoralmente. Le cose poi si svilupparono in altro modo. Il livore finì per prevalere sul calcolo, anche se nelle ultime elezioni regionali non è mancata qualche riconciliazione.

Decisamente più animosa, e meno esposta a retroscena mozzafiato, è stata ed è la separazione fra Berlusconi e Raffaele Fitto, preceduta  anche da qualche insulto e da una contrapposizione di candidature alla regione pugliese.



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