Si chiama “Arte della Civiltà Islamica. La Collezione al-Sabah, Kuwait“, la mostra è organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo, Roma, in collaborazione con Dar al-Athar al-Islamiyyah, National Council for Culture, Arts & Letters, Kuwait.
Da ormai quaranta anni Sheikh Nasser Sabah al-Ahmad al-Sabah e Sheikha Hussah Sabah al-Salim al-Sabah, raccolgono opere d’arte islamiche e del Medio Oriente pre-islamico. La loro collezione, stimabile in circa 35 mila oggetti, è certamente una delle più importanti al mondo, non solo per ampiezza, ma anche per qualità e originalità delle opere. In occasione della festa nazionale del Kuwait il 23 febbraio 1983 la collezione venne offerta in prestito permanente al Museo Nazionale dove rimase fino alle tragiche vicende dell’invasione irachena dell’agosto 1990. Dalla razzia allora operata si salvarono un centinaio di oggetti, il nucleo della mostra “Arte Islamica e Mecenatismo”, protagonista in seguito di un tour che ha toccato oltre venti fra i musei più importanti del mondo (giunse anche in Italia, a Firenze nel 1994). Le altre opere, in seguito quasi integralmente recuperate a Baghdad, sono poi tornate in Kuwait e costituiscono una delle raccolte medio orientali più complete e prestigiose al mondo.
Il Dar al-Athar al-Islamiyyah “Casa delle Espressioni Culturali dell’Islam”, guidato da Sheikha Hussah, è un centro culturale polifunzionale, con l’obiettivo di conoscere, capire, educare al bello. Il percorso della mostra si articola in due parti. La prima è rigorosamente cronologica, introdotta da una piccola sezione numismatica atta a inquadrare storicamente e geograficamente le principali fasi dello sviluppo delle civiltà musulmane. Si prendono le mosse dalle influenze delle grandi civiltà rivali di quella nascente islamica, sugli inizi e sul periodo formativo, per passare allo sviluppo di un linguaggio artistico autonomo e peculiare che via via si ramifica e consolida con esiti di superbo equilibrio, per concludere con i tre grandi imperi cinquecenteschi: l’impero mediterraneo dei Turchi Ottomani, quello iranico dei Safavidi di confessione sciita ma straordinariamente aperti al resto del mondo, l’opulenza fiabesca della corte indiana dei Moghul.
Nella seconda parte si esemplificano i temi e modi artistici centrali delle esperienze artistiche islamiche: il rigore formale delle stupende calligrafie, la scientifica e dotta esplorazione delle possibilità matematiche e geometriche, l’inesausta e infinita fantasia del motivo floreale ripetuto (arabesco), fino alla rappresentazione astratta e realistica della figura animale o umana a smentire il trito e falso mito della iconoclastia islamica. Chiude la mostra lo scintillante sfarzo del tesoro con le opere di oreficeria, principalmente indiane, vanto della Collezione al-Sabah che in questo settore non teme per quantità e qualità delle opere, rivali al mondo. Visibile nelle sale delle Scuderie del Quirinale fino al prossimo 25 settembre.