Mentre il presidente della UE, Donald Tusk, lancia preoccupati allarmi ammettendo che in gran parte dell’Europa sta prendendo piede uno stato d’animo pre-rivoluzionario confrontabile con quello che portò alle alleanze sinistra-destra della fine del 1930 (“… il gioco è sempre quello, prima delle più grandi tragedie della storia europea”, ha dichiarato al Financial Times), la Turchia è a rischio di guerra civile interna.
Una situazione esplosiva per l’UE, che si somma alla non risolta situazione della Grecia (e presto e della Spagna e dell’Italia) e alle guerre in corso in Ucraina, in Libia e in Siria. I pericoli sono reali e il disastro imminente.
Se la Turchia imploderà (e il tempo di 45 giorni senza governo sta scadendo avvicinando delle disastrose elezioni anticipate) il danno all’economia europea sarà talmente devastante da portarsi dietro la stentata Unione Monetaria e la quasi inesistente Unione Politica.
Sarebbe tempo che il governo italiano e il presidente della Repubblica prendessero atto del grave pericolo che incombe su tutti noi e spiegassero quale strategia hanno concordato anche con l’alleato americano. Speriamo solo che non si ripeta un 8 settembre in salsa euromonetaria…
Per approfondire la grave situazione della Turchia consiglio vivamente la lettura di “Turkey in danger“.