Roma ha perso la partita. E Milano, mi dispiace, la sta vincendo. E’ di nuovo lei la capitale morale del Paese. Morale nel senso in cui un progressista (non i bigotti manettari di sinistra) concepisce la morale pubblica: promuovere il benessere della città e dei suoi abitanti. E perseguire il suo primato.
Cominciando dai due pilastri del buongoverno di oggi: trasporti e rifiuti. Su entrambi Roma sprofonda. Guardate i sindaci delle due città negli ultimi 10 anni: a Roma un pauroso decrescendo; a Milano l’opposto.
Di chi è la colpa? Facile prendersela con i politici che hanno governato Roma. Ma loro sono solo il prodotto. I veri colpevoli sono i romani che contano: un ceto di professionisti, intellettuali, imprenditori, finanzieri, politici di professione, insomma la classe dirigente cialtrona di questa città. Che ha, per decenni, glorificato la concezione della politica di “mafia capitale”. Dove mafia è un’espressione scorretta. Perché tende a far capire che parliamo di un gruppo militarizzato di corrotti esportato da lande “meridionali” come un virus. Invece no. E’ roba romana. Frutto di una cultura e di un andazzo romano. Dell’incIvile e arretrato mondo parassitario, radical chic, salottiero, barattista (lo scambio di favori come regola pubblica) romano. Una cultura pre-moderna, di destra e di sinistra, che ha prodotto governanti mediocri ma presuntuosi e ambiziosi, perfettamente adeguati alle miserie della loro borghesia ( ceto dirigente).
Ora siamo alla resa dei conti: Milano vi saluta. Da napoletano orgoglioso mi piace una sola cosa: che Roma ci ha tolto dalla faccia, a noi napoletani, l’amarissimo insulto di Benedetto Croce. E’ Roma ormai il “paradiso abitato da diavoli”.
(post pubblicato sulla bacheca Facebook di Umberto Minopoli)