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Libia, tutti i nuovi passi verso l’accordo

Dopo aver rinunciato a firmare l’intesa di pace e di riconciliazione proposta dall’Onu a metà luglio a Skhirat, in Marocco, il Parlamento islamista di Tripoli, il Gnc, ha inviato oggi a Ginevra alcuni suoi rappresentanti. Nella città svizzera si apre infatti con un giorno di ritardo una nuova – forse decisiva – sessione dei colloqui tra le fazioni libiche, mediati dall’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, Bernardino Leon. Ma la svolta tante volte annunciata è davvero possibile?

SITUAZIONE ROVENTE

Quel che è certo, per ora, è che la situazione pare deteriorarsi di giorno in giorno e non solo a causa delle difficoltà economiche. L’instabilità del Paese, causa principale anche dei barconi che approdano sulle nostre coste, espone la Libia a un crescente isolamento. La maggior parte delle navi, preoccupate per le scarse condizioni di sicurezza, rinunzia ad attraccare nei porti libici. Risultato: ormai scarseggia la maggior parte dei beni di prima necessità e la pressione popolare per giungere a un accordo aumenta. Un segnale colto da Leon, che in una nota diffusa la settimana scorsa aveva chiesto alle parti di “raddoppiare gli sforzi per ridurre le divergenze e giungere ad un accordo che sarà la base di una soluzione pacifica del conflitto politico e militare” nel Paese, che nei piani dovrebbe portare a un governo di unità nazionale.

I PROTAGONISTI DEL CAOS

La Libia è ancora spaccata in due. Da una parte ci sono le città controllate dai miliziani filo-islamisti, al comando a Tripoli e Bengasi, politicamente guidati dalla Fratellanza Musulmana; dall’altra il governo e il Parlamento – sciolto da una sentenza della Corte suprema – riconosciuti internazionalmente, rifugiatisi a Tobruk. Tra le due fazioni, in lotta fra loro, si è insinuata però da tempo l’Isis che inizia a mettere paura e che si rafforza in città come Sirte. Ieri nove persone sono morte e decine sono rimaste ferite in un attentato suicida avvenuto nella notte a Derna, nella Libia orientale, e rivendicato dai drappi neri. Un motivo in più per collaborare.

GLI EMENDAMENTI DEL GNC

Qualcosa sembra cambiato. L’inizio dei colloqui, che dovrebbero durare due giorni, scrive il Libya Herald (vicino a Tobruk), è stato posticipato apposta di un giorno per consentire a Tripoli di parteciparvi. L’accordo raggiunto lo scorso 11 giugno in Marocco, sempre sotto l’egida dell’Onu mancava proprio della ratifica del Gnc, che lamentava di non aver visto accolte le proprie richieste di modifica. Istanze che, spiega il Libya Observer, magazine online vicino invece alla fazione islamista, verranno oggi avanzate sotto forma di emendamenti volti a cambiare la bozza (qui il testo completo dell’accordo dell’Onu) e senza l’accoglimento dei quali l’intesa potrebbe di nuovo fallire.

L’ANALISI DI TOALDO

“La decisione del Gnc di partecipare ai colloqui di Ginevra avviene dopo una seduta tempestosa in cui sembra che ci sia stato anche uno scontro fisico tra parlamentari vicini alla Fratellanza Musulmana (e favorevoli al dialogo) e parlamentari oltranzisti”, commenta con Formiche.net Mattia Toaldo, analista presso lo European Council on Foreign Relations di Londra. Per l’esperto, “a Tripoli ci si culla in diverse illusioni: che il mandato del parlamento di Tobruk scadrá ad ottobre e che Leon finirà il proprio mandato a metá settembre, come da risoluzione Onu”. Ulteriori progressi, dunque, non sono scontati, ma nemmeno da escludere. La decisione di quest’ultimo di accettare di discutere gli emendamenti del Gnc ad una bozza giá firmata da tutti gli altri, prosegue Toaldo, puó essere anche l’ennesima “ambiguitá costruttiva” del diplomatico spagnolo “per riportare Tripoli al tavolo della trattativa e poi fare delle concessioni simboliche”. Sarebbe difficile infatti “realizzare qualsiasi accordo senza avere almeno una parte delle milizie che controllano la capitale al proprio fianco”.



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