La satira continua a battere la politologia. Una sagace vignetta fa svanire di colpo un lungo e ragionato commento.
Sul Corriere della Sera il professore Angelo Panebianco, chiamato a commentare da par suo i rapporti fra i cattolici e la politica alla luce delle polemiche provocate dal segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, non ha potuto superare, per brevità ed efficacia, il commento alle elezioni anticipate in Grecia affidato al vignettista Giannelli. Che nella stessa prima pagina ha rappresentato con poche parole e immagini ciò che distingue il premier greco Alexis Tsipras e il premier italiano Matteo Renzi, o – se preferite – il sistema politico greco e quello italiano.
Nella vignetta di Giannelli uno smanioso Renzi si compiace del coraggio di Tsipras di annunciare le dimissioni per portare il Paese alle elezioni anticipate già il 20 settembre e cercare di liberarsi, nelle urne, della minoranza estrema del suo partito di sinistra, contraria agli accordi da lui presi con l’Unione Europea per tamponare la crisi economica e finanziaria del paese.
Renzi in Italia, assediato pure lui da un’agguerrita minoranza del suo partito, coltiva ogni tanto questo disegno. Ma la Costituzione non gli dà le chiavi di una simile porta d’uscita dalla crisi che, seppure non formalizzata, in fondo pesa anche sul suo governo. Perciò pensa di chiamare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, titolare unico del potere di scioglimento anticipato delle Camere. Ma Mattarella, aspettandosi probabilmente la chiamata di fronte alle notizie provenienti da Atene e non essendo convinto dell’utilità o opportunità delle elezioni in caso di crisi di governo, ha spento il telefonino. E Renzi si sente rispondere dalla segreteria, cioè da Giannelli, che la persona da lui chiamata non è al momento disponibile. Perfetto. La situazione di Renzi, e della politica italiana, è questa.
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La satira batte ancora una volta la politologia anche sull’Unità, dove Sergio Staino, reduce da una durissima polemica avuta con Gianni Cuperlo e gli altri compagni della minoranza antirenziana del Partito Democratico, ha affondato di nuovo il suo pennarello in una vignetta ispirata alla notizia, comunicata dal mitico Bobo a sua figlia, sulla raccolta di firme, che sarebbe in corso anche nei conventi, contro il loquacissimo monsignore Nunzio Galantino. E quanti sono?, chiede la figlia. 101 anche loro?, insiste riaprendo la ferita dei parlamentari del Pd che due anni fa bocciarono a scrutinio segreto Romano Prodi, designato dai gruppi della Camera e del Senato per la successione a Giorgio Napolitano al Quirinale.
La figlia di Bobo tuttavia dimentica, forse per ragioni di forzata brevità della vignetta, che quei 101 “franchi tiratori” erano stati preceduti da quasi il doppio di sabotatori, sempre del Pd, contrari all’altro candidato designato, peraltro con tanto di votazione, dai gruppi parlamentari: il povero Franco Marini. Che fu costretto alla rinuncia anche da una sortita polemica di un deputato vicino all’allora sindaco di Firenze Renzi, destinato alla fine di quello stesso anno a diventare segretario del partito, e subito dopo presidente del Consiglio.
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Anche le fotografie battono spesso i commenti, bastando e avanzando a rappresentare problemi e situazioni allucinanti. E’ il caso di quelle dei lussuosissimi e partecipati funerali, a Roma, di un boss salutato, peraltro, dai suoi estimatori con un manifesto che diceva: “Hai conquistato Roma, ora conquisterai il Paradiso”. Dove il sacerdote che ha celebrato la messa ha cercato di aiutarlo ad arrivare con le dovute preghiere, precisando poi di non sapere chi realmente fosse stato in vita Vittorio Casamonica.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano è stato fra i primi a protestare contro lo spettacolo funerario, che però ha potuto contare anche sulla distrazione, diciamo così, degli organi locali di Polizia. Per cui è incorso nella “Cattiveria”, la rubrica quotidiana del Fatto, che ne ha preso in giro il frequente richiamo alla necessità degli choc, per svegliare il paese, insinuando addirittura che sia lui l’uomo autorevole del centrodestra con cui Luxuria ha raccontato recentemente di avere avuto una lunga, segreta e sofferta relazione.