Quanto costerà vigilare sulla corretta applicazione dell’accordo sul nucleare iraniano? Non poco, almeno stando alle indiscrezioni trapelate dall’Aiea, l’agenzia internazionale dell’Onu per l’energia atomica, che dopo aver applaudito all’intesa siglata il 14 luglio dal gruppo dei 5+1 e da Teheran, si trova ora a gestire alcuni dei suoi più delicati aspetti tecnici.
CONTO SALATO
L’organizzazione, si è appreso l’altro ieri da un documento riservato divulgato da Associated Press, ha stimato che le operazioni di monitoraggio costeranno circa 9,2 milioni di euro l’anno, arrivando a quasi 140 milioni alla fine dell’intesa, prevista tra tre lustri.
I NODI
Una piccola cifra, suggeriscono i più ottimisti, se dovesse bastare ad assicurare che la Repubblica Islamica possa non dotarsi dell’atomica, come temono i più feroci oppositori dell’accordo. Tra questi Israele, ma anche alcune potenze regionali e grosse fronde di parlamentari democratici e repubblicani negli Stati Uniti, preoccupati che questo rischio non sia del tutto scongiurato e che la situazione possa addirittura peggiorare.
LO SCOOP DI AP
Quello dell’altro ieri, non è infatti l’unico scoop messo a segno da Ap in questi giorni. Il 19 agosto, l’agenzia stampa americana aveva scritto che l’Aiea avrebbe autorizzato l’Iran a ricorrere ai propri esperti per ispezionare il sito di Parchin, vicino Teheran, sospettato di aver ospitato test di esplosioni convenzionali applicabili al nucleare. In pratica autogestendosi (anche se l’implementazione del deal, come illustra uno schema della Reuters, è tutt’altro che breve o semplice). Un nodo delicatissimo, perché all’Aiea spetterà il compito di assicurarsi che Teheran non stia infrangendo i termini dell’accordo, ed eventualmente allertare la comunità internazionale. Dopo la notizia, prima smentita e poi riconfermata da Ap, il direttore generale dell’agenzia internazionale per l’energia atomica, il giapponese Yukiya Amano, si era detto in una nota “preoccupato” da questi commenti secondo cui l’Aiea avrebbe dato la responsabilità delle ispezioni nucleari all’Iran”, sottolineando però al tempo stesso che gli accordi tra l’agenzia e Teheran rimangono “riservati”. A questo, aggiungono i critici, va aggiunto che l’intesa va di pari passo con un alleggerimento delle sanzioni all’Iran sciita e a un suo ritorno in grande stile nei mercati internazionali e nel condizionamento degli equilibri geopolitici del mondo islamico e dell’intera area.
IL PERCORSO DEL CONGRESSO
Aspetti che impensieriscono gli oppositori dell’accordo e che mettono in difficoltà il presidente Barack Obama, bloccato in una feroce battaglia politica a Washington. Dopo aver fatto pressione sugli alleati nel Golfo Persico, la Casa Bianca – aveva già spiegato Formiche.net – cerca ora di convincere Capitol Hill, controllato in entrambi i rami dai repubblicani, della bontà dell’accordo. Il Gop, politici filo-israeliani, le potenti lobby ebraiche come l’Aipac (ma anche alcuni pezzi dei democratici) sono fortemente contrari all’intesa, che ritengono minerà alla lunga gli interessi dei loro partner più stretti. Il Congresso sta sfruttando il periodo di 60 giorni a sua disposizione per analizzare l’intesa nel dettaglio e voterà a settembre per decidere se approvarla o rifiutarla. Un voto sfavorevole potrebbe essere fatale tanto per l’intesa, quanto per la volontà del capo di Stato americano di includere lo storico accordo tra i punti fondamentali della propria legacy.