Riceviamo e pubblichiamo
Si susseguono ormai da mesi proposte e dichiarazioni del presidente dell’Inps, del Ministro del lavoro e di politici della maggioranza e dell’opposizione riguardanti le pensioni da loro ritenute ricche o addirittura “d’oro”.
L’intento che li accomuna è di recuperare, attraverso il taglio di queste pensioni, risorse economiche finalizzate a coprire finanziariamente (non essendo più possibile introdurre in bilancio nuove spese coperte dal debito pubblico) misure assistenziali quali: il reddito di cittadinanza (proposta Di Maio); il collocamento anticipato a riposo di lavoratori che non hanno maturato il relativo diritto, non avendo raggiunto le nuove soglie contributive recate dalla riforma Fornero (proposte Poletti e Boeri), ed altre amenità.
La soglia oltre la quale, a loro dire, i trattamenti diverrebbero “d’oro” oscilla, a seconda dei diversi calcoli dei dichiaranti, dai tremila euro netti ai tremilacinquecento euro lordi.
Questi interventi di correzione della riforma Fornero o assistenziali, astrattamente condivisibili, anziché trovare copertura di bilancio con risorse provenienti dalla fiscalità generale, verrebbero invece finanziati mediante l’esproprio (di questo si tratta) di porzioni considerevoli delle nostre pensioni.
I pensionati sono evidentemente considerati una categoria debole, priva di capacità reattiva, e ad essi i Governi degli ultimi anni hanno già rivolto le loro attenzioni: nel 2011 (governo Monti), con il blocco della rivalutazione per il 2012 e 2013, il che ha generato perdite economiche pari ad una mensilità annua; nel 2013 (governo Letta) con la reiterazione del blocco della rivalutazione per il 2014 ed il 2015, il che ha incrementato la consistenza del taglio ad una seconda mensilità, su base annua.
Si tratta di tagli consistenti e definitivi, destinati cioè a perpetuarsi per tutta la vita di coloro che li hanno subiti, senza possibilità di recupero.
La perequazione delle pensioni, invece, è un diritto garantito dalla Costituzione: lo ha ricordato la Corte Costituzionale nella recente sentenza 10.3./30.4.2015, n. 70.
Ma, come si ricorderà, esponenti del governo si sono molto risentiti di questa pronuncia, che non hanno mancato di criticare in quanto la Corte non si sarebbe premurata di considerare gli effetti economici della propria pronuncia, come se l’incostituzionalità di una qualsiasi legge ordinaria, pur se riconosciuta, dovesse nondimeno essere trascurata in nome di contingenti esigenze dei governanti stessi. Opzione, questa, inconcepibile in uno Stato di diritto .
Nei fatti, il governo Renzi ha disatteso il parere della Consulta con il varo della legge.109/2015. Ma non finisce qui…
Non paghi delle pesanti penalizzazioni già inflitte ai pensionati, i nostri ineffabili politici stanno ora progettando ulteriori prelievi che, sommandosi ai tagli precedenti, sarebbero destinati a comprometterne definitivamente e pesantemente il trattamento pensionistico.
Essendo assai dubbia la legittimità costituzionale dei tagli e prelievi finora effettuati sulle pensioni che, pur nominalmente temporanei, sono tuttavia ostentatamente reiterati costituendo, di fatto, un’imposizione tributaria definitivamente destinata ai soli pensionati, li abbiamo puntualmente impugnati con altrettanti ricorsi, chiedendo la rimessione della questione alla Corte Costituzionale.
Il riproporsi di ulteriori tagli ci induce a ritenere che un’ efficace difesa delle nostre pensioni non possa prescindere dalla sensibilizzazione e dalla mobilitazione di tutti i soggetti interessati e dal loro coinvolgimento nella protesta e nelle azioni legali che intraprenderemo in loro e nostra difesa.
Va cioè smentita l’illusione dei nostri governanti che i pensionati costituiscano una categoria indifesa che si possa tosare a piacimento.
In altre parole, per fermare l’aggressione ormai costante alle pensioni occorre il concorso di tutti.
In caso contrario, i prelievi si fermeranno solo quando tutte le pensioni saranno livellate al minimo, indipendentemente dai contributi versati. Questa è la logica anche di questo governo:” Togliere alla classe media per sedare i poveri” (R.Ruggeri).
Invitiamo tutti gli interessati a non essere passivi, ma a seguire con attenzione le iniziative che assumeremo.
Ennio Orsini e Stefano Biasioli, a nome e per conto de “ i 300 di Leonida”
Michele Poerio, a nome e per conto della Federspev e della Confedir
Arcangelo D’Ambrosio, a nome e per conto della Dirstat
++++
++++
ISTRUZIONI per l’USO
Invitiamo tutti gli interessati a mantenere il contatto con noi in questo modo: compilando il modulo allegato ed inviandolo ad uno dei seguenti indirizzi e-mail
a) e-mail a: romanore@alice.it
b) e-mail a: info@confedir.it
c) e-mail a: federspev@tiscali.it
d) e-mail a: dirstat@dirstat.it
AZIONI PENSIONISTICHE
Io Sottoscritto Dr (in stampatello)……………………………………………………………
Residente a………………………………CAP……………..Via…………………………….
N° telefono…………………………………………………………………………………….
E-mail………………………………………………………………………………………….
Chiedo di essere informato sulle prossime iniziative legali a tutela della pensioni in essere.
Cordialmente,
(Firma)……………………………………………………………………………………………..
Data………/………/…………..
NB) Chi non possedesse una e-mail puo’ inviare copia del modulo soprastante a:
– CONFEDIR-Sezione Ricorsi Pensionistici, Via Reggio Calabria, 6- 00161 –Roma
– FEDERSPEV- Sezione Ricorsi Pensionistici, Via Ezio, 24 -00192- Roma
– DIRSTAT – Sezione Ricorsi Pensionistici, Via A.Paleario,10- 00195- Roma
NB) Troverete informazioni dettagliate su quanto faremo anche sul Giornale della FEDERSPEV (Azione Sanitaria) e sui SITI INTERNET di FEDERSPEV, CONFEDIR e DIRSTAT.