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I buoni affari dell’antimafia

Dai professionisti siamo passati agli affaristi dell’antimafia. Dalle carriere costruite con le declamazioni s’è arrivati a quelle che, grazie a quella retorica, puntano all’accumulazione di potere e ricchezza. Alla faccia dei magistrati che l’antimafia la facevano veramente e che, per quella ragione, non fecero carriera, soffrirono l’ostilità dei colleghi e ci rimisero la vita.

Il carrierismo e l’affarismo dell’antimafia, purtroppo, si sono diffusi nei palazzi di giustizia, come anche nella società che, assai impropriamente, si suppone civile. Da ultimo riguardano l’amministrazione dei beni sottratti ai mafiosi, ma non per questo al crimine. Il sospetto lambisce la dottoressa Silvana Sagunto, presidente della sezione misure di prevenzione, presso il tribunale di Palermo. Indagata, lei e diversi suoi familiari, per i rapporti con l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, a sua volta ricco di numerosi e succosi incarichi, proprio per la gestione di quei beni.

Sagunto si è dimessa e sarà destinata “ad altro incarico”. Spero che si dimostrerà innocente, che, quindi, questa ulteriore vergogna ci sia risparmiata. Ma osservo che i cittadini normali, per molto meno, possono essere raggiunti da misure di prevenzione che impediscono loro qualsiasi attività. Né ho mai sentito parlare di sospetti destinati “ad altri affari”. Amministrare la giustizia è cosa seria e dura. Inadatta a chi è accusato di averlo fatto per proprio tornaconto.

Commento pubblicato sulla pagina Facebook di Davide Giacalone


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