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Cuba e Papa Francesco: il comunismo muore, la Chiesa vive

I primi due giorni della visita di Papa Francesco nelle Americhe sono stati, com’era nelle attese, di un’intensità eccezionale. Dopo la riapertura delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba, particolarmente voluta dalla Santa Sede, gli incontri istituzionali con Raul Castro e quelli privati con Fidel dovevano rappresentare un momento di verità, e infatti così è stato.

Di là dalle formali cordialità il Santo Padre ha portato quel vento di autenticità che gli appartiene, che è in grado di spazzare via ogni ipocrisia ovunque c’è, ogni logica politica volta a strumentalizzare la sua autorevolezza.

Come diceva Ilario di Poitier riferendosi all’impero la Chiesa deve temere molto più chi la blandisce con ori ed elogi rispetto a chi la perseguita con la spada e le insolenze. I martiri infatti hanno edificato la sua natura cattolica mentre la compiacenza al potere ne ha sempre rallentato il cammino e deturpato il volto e la missione.

Francesco nelle occasioni solenni e semplici in cui si è confrontato con il regime cubano ha rivelato con grande efficacia di aver fatto tesoro di questa esperienza millenaria, presentando una Chiesa saggia, sapiente, una cristianità che sul piano dei valori è uscita vincitrice dal secolo delle grandi illusioni e adesso più che mai è in grado di essere l’unica alternativa globale di pace, di comprensione reciproca, di superamento delle fratture e delle divisioni vecchie e nuove, che stanno portando la globalizzazione alla terza guerra mondiale.

Nel suo discorso di arrivo, davanti alla scaletta dell’aereo, Bergoglio non ha lesinato, non ha dimenticato nessuno dei suoi grandi temi, non ha rinunciato all’occasione unica di dire come e perché il comunismo sia stato una fallimento, sebbene la sua forza derivasse da valori che nelle intenzioni avrebbero dovuto risolvere i problemi giganteschi dell’umanità, ancora adesso sul campo: disuguaglianze, volontà di potenza, volto cinico e spesso disumanizzante del capitalismo liberista, miseria delle grandi masse.

La crisi del 2008 ha certificato la fine definitiva di un certo volto materialistico dell’Occidente capitalista con la medesima forza con cui il crollo dell’Unione Sovietica vent’anni prima aveva rivelato l’illusione di costruire una società pianificata e chiusa all’interno di un altrettanto materialistico mondo egualitarista, senza libertà politica ed economica.

La cerimonia dello scambio dei libri con Fidel sigla proprio nel gesto questa verità, uno scambio culturale tra due visioni del mondo contrapposte, divise nelle soluzioni anche se spesso convergenti nelle analisi dei guai delle società opulente.

Il sistema cubano, frutto della rivoluzione castrista, cosa ha prodotto realmente di positivo?

E oggi a conti fatti cosa resta dei grandi ideali utopici del marxismo latinoamericano se non una dittatura armata, molto folklore, un autoritarismo debole e falsamente moderato, la soppressione dei diritti di libertà delle minoranze e la repressione della dissidenza particolarmente legata allo spirito cristiano del suo popolo?

In realtà niente.

Questo intenso approccio culturale e intelletuale di Francesco al mondo presente, all’ecologia, ai sentimenti di cambiamento e di riequilibrio dei sistemi sociali si rivela, in definitiva, vincente perché anima il suo carisma personale, e assesta un colpo definitivo ai sogni opposti e nefandi di rivoluzione ispirati ad una visione errata dell’essere umano.

Dopo decenni di persecuzioni, dopo che per anni preti e fedeli sono stati reclusi e uccisi dal regime castrista in nome dell’ateismo di Stato, eccoci giunti al capolinea. Il comunismo è ormai soltanto un museo vivente, i cui protagonisti appaiono sbiaditi, invecchiati e malati nel chiuso delle loro prigioni d’oro e dei loro confini di sepoltura. E se i mali che avrebbe dovuto curare la violenza trasformatrice della politica sono sempre qui, solo aggravati dalle dittature del proletariato, ecco invece che la Chiesa di Francesco si fa interprete di una nuova umanizzazione che esclude la violenza, l’auto ghettizzazione nazionalista, elimina l’idea del nemico, investe sulla dignità di tutte le persone, afferma la vera libertà spirituale, e in nome di ciò si fa interprete dell’uguaglianza personale, della dignità di ciascuno, muovendo una feroce critica all’idolatria egoistica del potere, alle cause della povertà e alle discriminazioni economiche.

Un risultato netto, assoluto, autenticamente universale.

Il capitalismo secondo alcuni è moribondo, il comunismo è morto, la Chiesa invece vive e spinge il mondo verso il futuro.


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