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Come Petrobas continua a perdere pezzi

Dopo lo scandalo legato alle tangenti e alla corruzione, la principale società petrolifera del Brasile, la Petrobras, continua a perdere pezzi importanti del suo perimetro industriale, costretta a disinvestire sotto il fardello del debito. Come riporta il quotidiano O Globo, la compagnia ha informato di essere giunta alla fase conclusiva delle trattative con Mitsui Gas ed Energia do Brasil per la vendita del 49 per cento di Gaspetro, la sua controllata nel settore del gas.

Mitsui gas, che ha una rete infrastrutturale molto sviluppata nelle grandi città della costa del Paese, ha così l’occasione per implementare il proprio mercato anche negli Stati federali dell’interno. Altri pezzi sono già andati via. Quest’estate Petrobras era stata costretta a vendere ad un’altra società, la PetroRio, il 20 per cento del capitale posseduto nei due giacimenti offshore di Bijupirà e Salemà (a 250km da Rio de Janeiro), che sono abbastanza promettenti, perché oltre alla produzione giornaliera di 22 mila barili di greggio al giorno, contengono anche una riserva stimata di gas pari a 1,6 miliardi di metri cubi.

Sempre lo scorso giugno, il gigante petrolifero, dopo le vicissitudini giudiziarie costate circa 2 miliardi di dollari, era stato costretto a tornare sul mercato del debito emettendo un bond da 2,5 miliardi di dollari a 100 anni. Una mossa che però non è servita ad evitare il taglio del rating della società a livello spazzatura da parte di Standard & Poor’s, che ha spostato il baricentro del titolo da affidabile per gli investitori istituzionali a speculativo. Una posizione finanziaria addirittura peggiore di quella in cui si era trovata l’azienda petrolifera di stato argentina, l’Ypf, dopo il default. Il board ha così dovuto sospendere un’altra operazione prevista per contenere i danni: l’avvio di una offerta pubblica iniziale per cedere il 49 per cento di Br Distribuidora, un’altra controllata del gruppo che gestisce la vasta rete di pompe di benzina.

Ma l’azienda brasiliana sta comunque provando a reagire, cercando anzitutto di aumentare la produzione, che a settembre è salita del 4,5 in più rispetto all’anno precedente. La strada è ancora lunga, ma fa ben sperare in uno schiarimento la possibilità di non dilatare al 2020 (come inizialmente previsto), l’avvio delle operazioni esplorative nel bacino del Sergipe, anche a seguito di alcune recenti scoperte. Tralasciando il mega settore del pre-sal, gli 8 giacimenti trovati nelle acque profonde del Sergipe, rappresentano, infatti, la prossima frontiera dell’industria petrolifera brasiliana.



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