Quando, a metà luglio, era stato annunciato il matrimonio tra la Tiscali di Renato Soru e il gruppo Aria guidato da Riccardo Ruggiero, era stata fissata la fine del 2015 come termine entro cui le società attive nel settore delle telecomunicazioni sarebbero convolate a nozze. In realtà, dietro l’integrazione si nasconde tutta una serie di condizioni poste dai due gruppi promessi sposi che vanno rispettate entro la fine di novembre, pena la stessa fusione. E questo mentre sull’integrazione aleggiano alcune incognite già balzate alla ribalta delle cronache nel mese di agosto.
LE CARATTERISTICHE DELLE FUSIONE
Prima di passare alle condizioni, ecco una rapida sintesi delle caratteristiche dell’operazione annunciata, a sorpresa, nell’estate che si è appena conclusa. L’operazione, nelle intenzioni delle parti coinvolte, darà vita a “un operatore unico nel mercato nazionale in grado di offrire in tutta Italia servizi di accesso ultra broadband (a banda ultra larga, ndr) grazie alla combinazione delle due infrastrutture di rete”. Tiscali, infatti, fornisce ai clienti accessi a internet in diverse modalità mentre Aria è concentrata nel settore dei servizi di connettività a banda larga. Se la fusione andrà in porto, sancirà il passaggio del controllo della nuova Tiscali integrata con Aria dall’ex governatore sardo del Pd, nonché fondatore dell’azienda cagliaritana, Soru, a un parterre di azionisti russi. Tra questi, il fondo di investimento Otkritie, che avrà il 22% della nuova Tiscali e che inietterà nelle casse 42 milioni, necessari a rimborsare una parte del debito della società sarda.
LE CONDIZIONI SUL DEBITO
E proprio il debito è al centro di alcune delle condizioni, da rispettare entro il 30 novembre, poste perché l’integrazione non salti. Nel dettaglio, è stato stabilito che, alla data di stipula dell’atto di fusione, che come detto va ancora perfezionata, l’indebitamento finanziario netto consolidato di Tiscali non possa essere superiore a 220 milioni di euro, mentre i debiti verso i fornitori non dovranno eccedere, a livello consolidato, quota 120 milioni. Da segnalare che il 31 agosto scorso l’ex stella della new economy italiana, che nel 2000 era arrivata a valere in Borsa quanto la Fiat ma che non ha mai chiuso un bilancio in utile, aveva annunciato un indebitamento finanziario netto di gruppo di poco più di 196 milioni.
Ma sono state fissate condizioni sul debito che riguardano anche Aria, al momento non quotata e guidata dall’ex amministratore delegato di Telecom, Riccardo Ruggiero. In particolare, è stato deciso che l’indebitamento finanziario netto, contando anche quello delle sue controllate, non sia superiore a 5 milioni, senza che alcuna posta sia superiore a 2 milioni, mentre l’esposizione verso i fornitori non dovrà oltrepassare i 24 milioni. Di più: dovrà arrivare l’ok alla fusione da parte dei finanziatori “senior” di Tiscali dopo gli accordi di ristrutturazione sottoscritti dal gruppo il 23 dicembre del 2014. Peraltro, la società fondata da Soru, al momento ancora timoniere e primo azionista singolo, sempre in base agli stessi accordi stipulati alla fine dell’anno scorso, dovrà ridefinire “alcuni termini e condizioni dell’esposizione debitoria”.
IL VIA LIBERA DEL MINISTERO DELLO SVILUPPO
Quelle che ruotano intorno al debito, però, sono solo alcune delle condizioni poste perché Tiscali possa effettivamente celebrare le nozze con Aria. Ce ne sono, infatti, molte altre, alcune delle quali, per esempio, riguardano il contratto di leasing sull’immobile dove ora ha sede l’azienda cagliaritana. Si tratta di quello di Sa Illetta di cui è da poco saltata la cessione a Castello Sgr, che a dicembre aveva presentato un’offerta. Per l’immobile si richiede o che si trasferisca a terzi il contratto di leasing, o che lo stessa venga rinegoziato in termini di canone da pagare.
C’è poi una condizione importante che riguarda il ministero dello Sviluppo economico. Il Mise, infatti, dovrà dare il via libera “ai fini del mantenimento delle licenze” di cui Aria è titolare.
Si tratta della licenza che le permette la fornitura di servizi Lte in modalità “fixed wireless access” con una certa potenza. Ed è uno dei motivi per cui le stesse nozze sono state studiate. Soru, non a caso, annunciando la fusione, a luglio, aveva dichiarato: “L’unione della nostra infrastruttura di rete fissa con la licenza di Aria per la frequenza 3.5GHz, nata per essere utilizzata per il WiMax e che verrà ora utilizzata per la nuova tecnologia Lte, ci permetterà di offrire accesso ultrabroadband su infrastruttura proprietaria, in mobilità e su rete fissa”, sia nelle aree urbane sia in quelle dove internet “tradizionale” arriva a fatica. Guai se dal ministero non arrivasse luce verde alla fusione.