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Ma che combina Ignazio Marino?

Pietro Ingrao è stato un testimone qualificato e un protagonista autorevole del ‘’secolo breve’’ e, soprattutto, di quel grande partito che fu il Pci, tanto influente nella cultura, nella politica e nella società italiana. Apparteneva a una generazione per la quale la ‘’formazione del gruppo dirigente’’ (questo era il titolo di un celebre saggio di Palmiro Togliatti) avveniva attraverso un duro processo, intessuto di studio, esperienze di lavoro, lotta politica e rivolto a forgiare il carattere prima ancora che la preparazione ai ruoli che si era chiamati a svolgere, attraverso il metodo di una cooptazione selettiva ma rispettosa delle differenti opinioni, tutte impegnate ad approdare in una sintesi unitaria.

Pietro Ingrao era un oratore straordinario capace di toccare le menti e il cuore di chi lo ascoltava. Eppure, non si sarebbe mai permesso di svolgere, parlando a braccio, una relazione al Comitato Centrale del partito, di tenere un grande comizio o prendere la parola alla Camera, senza aver pensato a lungo e messo per iscritto il discorso che si apprestava ad esporre. La sua non era incertezza per le cose da dire, ma rispetto e considerazioni per chi lo avrebbe ascoltato. Condivisibile o meno che fosse, il pensiero politico di Pietro Ingrao non si sarebbe mai potuto riassumere con uno slogan impresso in una felpa.

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Benché non fosse stato invitato da Papa Francesco, Ignazio Marino si è presentato a Filadelfia. Pensa che sia compito del sindaco di Roma seguire il Pontefice in tutti i suoi spostamenti  oppure ha un particolare interesse per gli States da cui era appena tornato?

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Nei giorni scorsi alcuni camorristi, nel Napoletano, hanno fermato un’autoambulanza che trasportava all’ospedale un ferito, lo hanno scaricato sull’asfalto e hanno costretto gli infermieri e l’autista a prendere a bordo un loro sodale, anch’esso ferito. Eppure a questo episodio, di una gravità inaudita, le cronache e i talk show hanno dedicato un’attenzione infinitamente minore di quella riservata ai funerali di Vittorio Casamonica.

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La Francia ha mandato gli aerei a bombardare l’ISIS. Si è trattato – come si dice – di un’operazione propagandistica, a fini interni?  Di una Libia bis? Probabilmente. Ma prima o poi occorrerà pure fare sul serio.

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