Aumentano le distanze della nuova direzione del Corriere della Sera da Matteo Renzi, dopo la partenza del supercritico Ferruccio de Bortoli. Che se n’era andato da via Solferino dando del “maleducato”, sia pure “di talento”, al presidente del Consiglio e segretario del Partito Democratico.
In collegamento televisivo con Giovanni Floris per il Di martedì de La 7, seduto alla sua scrivania davanti alla solita libreria con gli imponenti volumi enciclopedici che ormai non consulta più nessuno in questa era dei computer, Luciano Fontana è tornato a lamentarsi del capo del governo. Che pure, facendo un accordo con la minoranza del Pd sulla riforma del Senato ormai in votazione nell’aula di Palazzo Madama, ha in qualche modo accettato l’invito alle aperture fattogli proprio da lui, Fontana, in un editoriale che sembrò, anzi segnò la svolta nei rapporti fra il prudente successore di de Bortoli e Palazzo Chigi.
Evidentemente il compromesso di Renzi con Pier Luigi Bersani e compagni, sottoscritto dai rispettivi delegati, non ha convinto per niente il direttore del Corriere, come del resto si era capito a caldo nei giorni scorsi leggendo l’urticante e disincantato commento di Michele Ainis, il costituzionalista principe del giornale.
Fontana è rimasto dell’idea che la riforma del Senato non sia la priorità avvertita invece da Renzi, che le ha assegnato un cammino a tappe forzate, visti i tempi abituali del nostro bicameralismo ancora paritario, con il passaggio finale del referendum cosiddetto confermativo annunciato per l’autunno dell’anno prossimo, se non prima.
Ma, oltre a ribadire le sue riserve sulla riforma del Senato, il direttore del Corriere, calmissimo nonostante le tensioni esistenti nella redazione per un pesante piano di prepensionamenti e risparmi, con il ricorso ad uno stato di crisi per il quale non basta il consenso dei sindacati, ha contestato a Renzi l’assenza della “svolta” di cui il Paese ha bisogno.
Una svolta, ha ripetuto Fontana, non una lunga serie di “strappi”, non tutti condivisibili, per dimostrare il temperamento che certamente non manca al presidente del Consiglio. Che intanto, in mutande davanti allo specchio, in una imbattibile vignetta di Giannelli, sempre sul Corriere, viene invitato in camera da letto dalla moglie Agnese ancora in camicia da notte a rendersi conto che per correre davvero deve decidersi a “buttare giù un po’ di grasso”, scritto in stampatello ma con la sola G intesa naturalmente con la maiuscola, visti i problemi che ha creato e può ancora creare al governo con la controversa riforma del Senato il presidente di Palazzo Madama.