Ho letto la lettera con cui Ignazio Marino si è congedato dai cittadini romani. Ne ho dedotto che i prossimi venti giorni saranno per il sindaco (forse) dimissionario un periodo di inattività frenetica.
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Il voto sulla riforma del Senato va avanti tra alti e bassi, ma va avanti. Pier Luigi Bersani non vuole Denis Verdini nel giardino del Pd, e il suo pasdaran Miguel Gotor a giorni alterni si lamenta perché i senatori di Ala a Palazzo Madama vi entrano senza permesso. Probabilmente rimpiangono i tempi dell’Ulivo, quando nel suo giardino venivano piantati fiorellini anch’essi dal nome non proprio esotico: Clemente Mastella, Lamberto Dini, Antonio Di Pietro, Oliviero Diliberto, Marco Rizzo, Alfonso Pecoraro Scanio.
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“L’operazione è riuscita e il paziente è morto”, recita una battuta di Ennio Flaiano. Così si può dire anche per il clamore mediatico che ha circondato le condanne in primo grado degli ex amministratori delegati di Alitalia, Giancarlo Cimoli e Francesco Mengozzi (il secondo lo conosco da una vita, e mi sono note le sue battaglie per mettere in ordine i conti della società). Dopo averli massacrati per un paio di giorni, i giornali non ne parlano più. La presunzione d’innocenza? Chi se ne frega. Il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia ne sa qualcosa. Tutta colpa di Cimoli e Mengozzi, insomma. E le segreterie di partito che imponevano valanghe di assunzioni? E la mitica Anpac del comandante Augusto Angioletti, che faceva il bello e il cattivo tempo? E i sindacati aziendali, voraci e insaziabili di posti di lavoro, promozioni e prebende di ogni tipo? E i Silvio Berlusconi e i Corrado Passera, alfieri dell’italianità della compagnia di bandiera (con la Cgil a fare da scendiletto)? E i capitani coraggiosi di Roberto Colaninno? Tutti assolti, naturalmente. Beninteso, se ci sono responsabilità penali o civili di un manager, i magistrati sono chiamati ad accertarle e, eventualmente, a sanzionarle. Ma fino a qual punto può arrivare il loro potere discrezionale: anche fino a quello di scavalcare il codice e di negare ogni autonomia al management, perfino nelle decisioni più minute? Non vorrei che si ripetesse l’obbrobrio di cui è stato vittima Scaglia. Tanto, ormai la giustizia nel nostro Paese talvolta assomiglia alla bancarella di un mercatino rionale, in cui si compra o si vende un tanto al chilo, senza badare troppo se il peso è giusto.