Vanno rinnovati i contratti ancora aperti, a cominciare da quello dei metalmeccanici e, al tempo stesso, le parti confederali riprendano a lavorare su una riforma condivisa del modello contrattuale.
E’ quello che occorre fare nei giorni a venire, senza perdere tempo prezioso. Il 2 ottobre abbiamo inviato la nostra piattaforma rivendicativa a Federmeccanica e ora ci attendiamo una convocazione, possibilmente entro questo mese, dalla federazione degli imprenditori. Il nostro atto ha fatto seguito a centinaia di assemblee sul rinnovo contrattuale nei luoghi di lavoro e dopo il valido apprezzamento registrato dagli addetti metalmeccanici.
Ci interessa che siano rinnovati i contratti di lavoro in scadenza e quelli per cui è stata presentata alla controparte una piattaforma rivendicativa. Riuscirci, per quel che ci riguarda, significherebbe dare una risposta retributiva e normativa a più di un milione e 600mila lavoratori metalmeccanici, ma soprattutto rappresenterebbe il nostro contribuito per uscire dalla crisi ed agganciare la ripresa. Come sindacato dobbiamo garantire i diritti e tutelare i lavoratori senza dimenticare che la funzione primaria della fabbrica è la produzione.
La vera sfida riformista riguarda il modo in cui garantiamo occupazione stabile e protetta, un salario decente, una condizione di vita dignitosa, dentro e fuori i luoghi di lavoro. Mentre siamo in attesa della convocazione da parte di Federmeccanica del primo incontro, per avviare la trattativa sul rinnovo del Ccnl 2016-2018, come da copione consolidato, c’è chi si attiva per alimentare la confusione. La Fiom, infatti, presenta un proprio testo di piattaforma per il rinnovo del contratto metalmeccanico, ma è bene ricordare, prima di ogni cosa, che finora non lo ha mai sottoscritto. Quindi, siamo in presenza di un documento mai illustrato ai lavoratori, né votato dagli stessi.
Per quanto ci riguarda, gli elementi portanti della nostra piattaforma sono, dal punto di vista economico, l’aumento retributivo di 105 euro (in tre anni e al quinto livello); da quello normativo, la semplificazione dei livelli professionali. Invece, i metalmeccanici della Cgil tentano di confezionare le loro rivendicazioni facendo un inspiegabile riferimento al sistema contrattuale tedesco. Si tratta di un espediente scenico di pura finzione, utile forse dal punto di vista pubblicitario, ma inesistente nella realtà.
E’ noto che il modello contrattuale teutonico non è paragonabile, né sovrapponibile, a quello italiano. In merito, poi, all’esigenza che occorra fare una riforma contrattuale condivisa, rimango fermamente convinto che esistano tuttora i margini, anche se esili, affinchè una trattativa, tra la parte sindacale e quella confindustriale, possa cautamente riprendere. La tela delle relazioni, che pareva essersi irrimediabilmente lacerata, può ricomporsi, perché il filo a disposizione delle controparti è robusto a tal punto che val la pena di riprendere una tessitura condivisa. Occorre confezionare un abito giusto al sistema contrattuale che ha tutelato finora ed adeguatamente sia i lavoratori che la produzione nei luoghi di lavoro di questo Paese.
Per il sindacato si tratta di un binomio inscindibile, perché non possono esserci diritti senza addetti e lavoro collegato. La riforma contrattuale, quindi, va fatta in sede confederale e non in altre parti. Risulterebbe improvvido un atto normativo da parte dell’esecutivo, rivolto , ad esempio, all’attuazione di un salario minimo: di fatto si tratterebbe di un provvedimento alternativo e di governo che esproprierebbe le parti finora artefici delle regole contrattuali.
Lo scorso 6 ottobre, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi aveva dichiarato l’impossibilità di portare avanti qualunque trattativa con il sindacato, sottolineando la difficoltà di proseguire il colloquio sui contratti nel modo tradizionale. In effetti, la trattativa non era mai entrata veramente nel merito, perché parte dei sindacati, ma soprattutto la Uil, aveva posto come condizione, prima di sedersi ad un tavolo,di chiudere la partita dei rinnovi dei contratti collettivi scaduti o in scadenza, tra cui quelli degli alimentaristi, dei chimici e proprio quello dei metalmeccanici. Ma, a questo proposito, il leader di Confindustria aveva aggiunto che le singole categorie potevano ritenersi libere se avessero ritenuto di voler andare avanti nelle trattative di loro competenza. Federmeccanica, infatti, ha già reso pubblico di voler aprire il tavolo coi sindacati metalmeccanici e per questo la sollecitiamo da giorni a indicarci data ufficiale.
Ma l’obbiettivo di questa vertenza, subito dopo l’approccio ufficiale, deve esser la comune volontà di procedere all’effettivo rinnovo contrattuale, evitando ogni tipo di rallentamento, o rinvio. E’ importante che i sindacati confederali abbiano prontamente manifestato nuovamente la volontà di essere pronti a portare avanti i rinnovi e la riforma stessa, procedendo sui due tavoli paralleli.
Come auspica Carmelo Barbagallo, speriamo che Confindustria riprenda la discussione comune e non perda altro tempo. Se così dovesse avvenire, avremmo una marcia in più per rinnovare il nostro contratto entro il prossimo mese di dicembre.
Rocco Palombella, segretario generale della Uilm