Non ci sono stati colpi di scena nell’intricata telenovela che, negli ultimi anni, ha visto il patron della Pirelli Marco Tronchetti Provera e la famiglia Malacalza su fronti contrapposti. Quest’ultima, infatti, come da attese, ieri, ultimo giorno disponibile per aderire all’Opa sul gruppo degli pneumatici, ha deciso di dire “sì”. E, in altri termini, di vendere quasi il 7% delle azioni, chiamandosi fuori dal gruppo Pirelli e lasciando il campo libero a ChemChina, gruppo cinese che con l’Opa salirà al controllo della Bicocca.
FINE DELLA BATTAGLIA
Negli ultimi anni, i rapporti tra la famiglia genovese e Tronchetti non sono sempre stati idilliaci, per usare un eufemismo. La tensione era esplosa nel 2013, quando le due parti, tra accuse reciproche e appuntamenti mancati, avevano fatto molta fatica a raggiungere la “pax armata” andata avanti praticamente fino a ieri, che vedeva i Malacalza direttamente al 7% della Pirelli. E’ evidente che la decisione degli ormai ex soci genovesi di consegnare le azioni all’Opa pone fine a una battaglia durata anni.
QUANTO CI GUADAGNA LA FAMIGLIA MALACALZA
Se dunque Tronchetti, grande regista dell’operazione con ChemChina, senza dubbio raggiunge l’obiettivo di liberarsi di azionisti con cui i rapporti erano ormai guastati, non si può certo dire che i Malacalza escano sconfitti dall’operazione Pirelli. Considerando, infatti, sia l’iniziale investimento in Camfin, la scatola collocata a monte del gruppo della Bicocca, sia quello successivo direttamente in Pirelli dopo la pax armata, la famiglia genovese intasca da tutta l’operazione una plusvalenza che si aggira sui 300 milioni di euro. I Malacalza non sono certo nuovi a questi guadagni rotondi: dal bilancio del 2008 di una delle loro casseforti di famiglia, la Hofima, emergeva una plusvalenza da oltre 560 milioni per la vendita delle attività siderurgiche di Trametal e Spartan alla Metinvest del magnate ucraino Rinat Achemov.
COSA SUCCEDERA’ ADESSO IN PIRELLI
Stando ai risultati appena annunciati, Marco Polo Holding, il veicolo controllato da ChemChina che ha lanciato l’Opa su Pirelli a 15 euro per azione, ha rastrellato quasi l’87% delle azioni ordinarie. Una percentuale a un soffio dal 90% che avrebbe consentito di portare fuori dalla Borsa le azioni con una operazione di delisting. Per questo motivo, l’Opa sarà riaperta nel periodo dal 21 al 27 ottobre, con l’obiettivo, a questo punto molto probabile, di raggiungere il 90% del capitale necessario per il delisting. Una volta fuori da Piazza Affari, la Pirelli procederà, tra le altre cose, con lo scorporo delle attività degli pneumatici per camion e mezzi pesanti, che saranno integrate con Aeolus, controllata di ChemChina. La nuova Pirelli pensata da Tronchetti sta per prendere forma.