Il 21 ottobre, giorno di debutto alla Borsa di Wall Street, le azioni della Ferrari sono partite con il botto. Collocate al prezzo di 52 dollari per azioni, hanno aperto a 60, facendo subito registrare un balzo del 15%, per poi limare i guadagni nel corso della sessione a stelle e strisce e terminare a 55 dollari, in ogni caso con un incremento del 5,8 per cento. A suonare la tradizionale campanella di Wall Street per dare inizio alla quotazione in Borsa (Ipo) della “rossa” di Maranello sono stati i vertici di Fiat Chrysler (Fca), cioè il presidente John Elkann e l’amministratore delegato Sergio Marchionne.
L’ATTENZIONE TORNA SU MAMMA FIAT
Dopo la spasmodica attesa per la quotazione a Wall Street della Ferrari, l’attenzione torna sul gruppo automobilistico guidato da Marchionne. “Ora torniamo a essere gli sfigati dell’auto”, ha scherzato un Marchionne ancora preso dall’euforia per lo sbarco della controllata a Wall Street. Sfigati, però, neanche troppo. Con l’Ipo della società che produce auto di lusso, infatti, Fca incassa circa 980 milioni di dollari scendendo nel capitale dal 90 all’80% (il 9% dei titoli è finito al mercato mentre sul restante 1% c’è un’opzione in mano alle banche).
L’ATTESA QUOTAZIONE A PIAZZA AFFARI
Ma non è finita, perché con l’inizio del nuovo anno la Ferrari dovrebbe sfrecciare anche alla Borsa milanese. L’escamotage che le consentirà di raggiungere il traguardo è lo scorporo da Fca dell’attuale 80% di Ferrari, operazione che sposterà il controllo della casa di Maranello in capo a Exor, la cassaforte quotata della famiglia Agnelli-Elkann. Con lo scorporo, gli azionisti della Fiat Chrysler si troveranno in portafoglio una parte di titoli Ferrari.
IL MISTERO DELLA DEBOLEZZA DI FCA A MILANO
Proprio questa circostanza aveva spinto gli esperti di mercato, quasi all’unanimità, a ritenere che da qui a fine anno Fca in Borsa si sarebbe per lo più mossa al traino di Ferrari. Ma fin dal 21 ottobre, giorno del debutto della “rossa”, è stato dimostrato che non è così: le azioni della società controllante, lo stesso giorno, a Milano, sono affondate di oltre il 5%, tornando appena sotto quota 13,5 euro. Secondo le ipotesi dell’agenzia Radiocor, la battuta d’arresto di Fiat dopo la corsa degli ultimi giorni potrebbe essere spiegata da un po’ di fisiologici realizzi ma anche dal fatto che la fiammata a Wall Street della Ferrari è stata inferiore alle attese di chi aveva preventivato un balzo a doppia cifra.
LA SPINTA DI FUSIONI E ACQUISIZIONI
Quel che invece potrebbe ridare gas a Fca in Borsa è il dossier di fusioni e acquisizioni (m&a), tema particolarmente caro all’ad Marchionne. “Penso che ci sia una grande possibilità che si veda qualcosa entro 24 mesi”, ha dichiarato il manager dal tipico pullover scuro, intervistato dall’emittente televisiva Cnbc in merito a un consolidamento del settore automobilistico. Fca tempo fa aveva già messo nel mirino General Motors, che però si è sempre detta non interessata a un matrimonio. A riguardo, Marchionne ha ricordato di avere avuto una corrispondenza con Gm che però si è conclusa. Si vedrà se e come Fca deciderà di tornare alla carica.