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Inps, continua il saccheggio delle pensioni?

pensione

Non avevamo dubbi. Sapevamo che iene e avvoltoi erano in agguato. Aspettavano solo l’occasione per passare dallo stand-by all’attacco contro le prede, apparentemente inermi. E l’occasione è arrivata. Facile, facile. La legge di stabilità per il 2016, quella che il ciarliero Renzi (“cicciobombacannoniere”) ha venduto alla stampa ed ai cittadini come una manovra innovativa “taglia tasse e favorente lo sviluppo…..è la volta buona….!).

Il Consiglio dei Ministri di 15 giorni fa ha approvato una cartellina vuota, con numeri provvisori e con provvedimenti solo abbozzati. In Europa, insomma, è stato inviato uno scheletro, informe, di una manovra tutta da scrivere. Scritta, infine, dai dirigenti dell’Economia con riluttanza e, forse, imbarazzo. Una manovra che il passare dei giorni ha fatto esplodere, nei numeri: siamo arrivati a 29,5 miliardi. Una manovra ampiamente basata sul debito, da lasciare agli anni a venire, con lo stesso o diverso governo. Il pareggio di bilancio strutturale viene rinviato al 2018 (anno elettorale!). La spending review (Cottarelli, dove sei?) scende da 14 a 5,8 mld, di cui 1,8 a carico delle Regioni e 0,6 a carico dei Comuni.

Ma non finisce qui: violando il patto sottoscritto la scorsa primavera, Renzi aumenta il FSN (Fondo Sanitario Nazionale) non di 3 ma di 1 solo miliardo, con tagli orizzontali, ancora una  volta. Le chiacchiere stanno a zero. Se Renzi e Lorenzin ci hanno frastornato con i “costi standard” e con il “benchmark sanitario”, i fatti dicono altrimenti. Tagli lineari a tutti ed ennesima promessa di commissariamento per le otto Regioni, sanitariamente in rosso.

Il Pifferaio toscano non fa miracoli. I numeri e le tabelle, ancora una volta, sono impietosi. Disinnescata la clausola di salvaguardia 2016 su IVA e accise, restano altrettanto onerose quelle sul 2017 e 2018. Positiva l’abolizione delle tasse sulla prima casa, sui macchinari, sui terreni agricoli; positivo il nuovo regime dei minimi sui professionisti; positivi il super bonus del 140% sui nuovi macchinari, la decontribuzione (pur calante) sui nuovi assunti, il persistere delle agevolazioni edilizie e lo svincolo dal patto di stabilità (per i Comuni con denari) per lavori comunali in scuole e strade.

Non comprensibile la scelta di favorire le infrastrutture solo al Sud, come se i trasporti al Nord fossero ottimali: stop all’autostrada da Forlì a Venezia; mancato allargamento delle autostrade da Modena a Verona e da Padova a Bologna; assenza di alta velocità nei suddetti percorsi ferroviari. E che dire delle misure sociali?  Settima (e ancora parziale) salvaguardia per gli esodati; l’opzione donna, per la pensione anticipata; l’introduzione del part-time per chi matura la pensione entro il 31/12/18; la misura contro la povertà di bambini e giovani (0,6 miliardi) e contro l’handicap (0,4 miliardi). Infine vengono stanziati 500 milioni/2016 per la sentenza della Consulta sul recupero della perequazione pensionistica (n°70/2015). Peccato! Peccato che, per finanziare queste modeste misure sociali si sia abbattuta, ancora una volta, la scure sulle pensioni in essere.

Infatti, non solo Renzi pensa di risolvere il furto 2012-2015 ai pensionati con un’ ulteriore mancia (500 milioni invece di 12 miliardi!) ma – addirittura – ha congegnato una altra rapina ai danni dei poveri pensionati, tagliando ulteriormente loro, per il triennio 2016-2017-2018, la indicizzazione (ovvero, la percentuale di rivalutazione dell’Indice Istat).

Ancora una volta, Renzi cerca di fare il furbo, per accattivarsi i “poveri” e per “distribuire i denari, dai presunti ricchi ai miseri”.

Infatti:

  • La fascia pensionistica fino a 3 volte il minimo INPS (1.502 euro lordi/mese) beneficia del 100% di indicizzazione;
  • La fascia da 3 a 4 volte il minimo INPS (1.503-2.003 euro) viene rivalutata al 95% (era al 90%);
  • La fascia da 4 a 6 volte il minimo INPS (2.004-3.005 euro) viene rivalutata del 50% (era oggi al 75%)
  • La fascia superiore a 6 volte il minimo INPS viene rivalutata al 45% (era oggi al 75%).

Nota bene. I numeri citati sono da considerarsi “provvisori”, quindi andranno verificati il 29/12/15…

Morale della storia: Non solo Renzi e C.non hanno applicato la sentenza 70/2015 della Consulta nella sua interezza. Non solo hanno cercato di far credere alla gente che il “furto pensionistico 2012-2015” fosse  invece un “bonus Poletti”. Non solo hanno rubato sul passato ma ruberanno anche sul futuro. Ruberanno ai pensionati (facili da colpire!) per “dare ai poveri” (!!). Capite. Hanno raccontato agli italiani che la finanziaria 2016 aveva trovato risorse per i poveri, i deboli, gli esodati, le donne usurate dal lavoro.

Ma – ancora una volta – non hanno detto la verità. E – cioè – che hanno impostato una manovra che tartassa ancora una volta i pensionati, tutti quelli con pensioni dai 1502 euro lorde in su. Per dare una “mancia” ai poveri, usano i soldi degli altri, dei pensionati. Non usano la manovra fiscale “generalizzata” ma un “furto con destrezza” ai danni dei soliti noti. Quelli che non possono evadere. Ancora una volta derubano i pensionati pubblici. Nella convinzione che tutte le pensioni pubbliche siano pensioni “regate” e non legate al lavoro fatto ed ai contributi versati, soprattutto dai tartassati lavoratori ex-Inpdad! Non contenti dei tagli precedenti (circa 20, in 30 anni…), R. e C. continuano a regalare “mancette” a chi non ha versato contributi pensionistici o ne ha versati pochi. Se il 12,1% dei pensionati riceve meno di 500 euro al mese, un motivo ci sarà? E la colpa di queste “pensioni da miseria” non è dei pensionati over 1502 euro/mese, ma di chi ha deciso di mescolare assistenza (gratuita) con previdenza (legata a contributi). I buchi dell’INPS 2013-2014 a questo sono dovuti. Alle cifre assistenziali versate dall’INPS ai poveri, agli handicappati, ai bambini, agli esodati etc. etc.

Cifre che Qualcuno dovrà dimostrare di aver finanziato “a parte”, con denari tolti dal bilancio dello stato all’INPS. Se mai riuscirà a dimostrarlo. Merkel e C. conoscono o ignorano questi trucchetti contabili? Se il buco INPS 2014 è stato di 12 mld, con questa legge di stabilità la voragine aumenterà. Per colpa dell’assistenza, non della previdenza, diciamo Noi. Per chi non avesse capito, ripetiamo il concetto: l’intento che accomuna queste misure economiche è quello  di recuperare, attraverso il taglio pensionistico, risorse finalizzate a coprire finanziariamente misure assistenziali quali: il reddito di cittadinanza o similari; il collocamento anticipato a riposo di lavoratori che non hanno maturato il relativo diritto; i poveri; l’handicap di vario tipo. Questi interventi di correzione della riforma Fornero o assistenziali, astrattamente condivisibili, anziché trovare copertura di bilancio con risorse provenienti dalla fiscalità generale, continuano, invece, ad essere finanziati mediante l’esproprio di porzioni considerevoli delle pensioni superiori a 3 volte il minimo INPS.

I pensionati sono evidentemente considerati una categoria debole, priva di capacità reattiva, e ad essi molti Governi hanno dedicato un’attenzione “interessata”. Tra gli ultimi: nel 2011 (governo Monti), con il blocco della rivalutazione per il 2012 e 2013, il che ha generato perdite economiche pari ad una mensilità annua; nel 2013 (governo Letta) con la reiterazione del blocco della rivalutazione per il 2014 ed il  2015, il che ha incrementato la consistenza del taglio ad una seconda mensilità, su base annua. Ora è la volta di R., che proroga, nei fatti, i blocchi dal 31/12/16 al 31/12/18.

Si tratta di tagli consistenti e definitivi, destinati cioè a perpetuarsi per tutta la vita di coloro che li hanno subiti, senza possibilità di recupero. La perequazione delle pensioni, invece, è un diritto garantito dalla Costituzione: lo ha ricordato la Corte Costituzionale nella recente sentenza 10.3./30.4.2015, n. 70. Non paghi delle pesanti penalizzazioni già inflitte ai pensionati, i nostri ineffabili politici hanno ora elaborato ulteriori prelievi che, sommandosi ai tagli precedenti, trasformerebbero i pensionati over 1500 euro/mese in un “bancomat perpetuo”. La Consulta lo ha già detto:  sono incostituzionali i tagli e  i prelievi effettuati sulle pensioni, negli ultimi 4 anni.

Il riproporsi di ulteriori tagli – per altri 3 anni- ci conferma nella convinzione che un’efficace difesa delle nostre pensioni non possa prescindere dalla sensibilizzazione e dalla mobilitazione di tutti i soggetti interessati e dal loro coinvolgimento nella protesta e nelle azioni legali che intraprenderemo in loro e nostra difesa. Ancora una volta, dovremo rivolgerci ai giudici, italiani ed europei (CEDU). In altre parole, per fermare il bancomat pensionistico occorre il concorso di tutti. In caso contrario, i prelievi si fermeranno solo quando tutte le pensioni saranno livellate al minimo, indipendentemente dai contributi versati. Questa è la logica, anche di questo governo: “Togliere alla classe media per sedare i poveri” (R.Ruggeri).

Invitiamo tutti gli interessati a non essere passivi, ma a seguire con attenzione le iniziative, legali e non, che “la rete pensionistica ex-INPDAP” (Confedir, Federspev, Dirstat, i 300 di Leonida e…) metterà in cantiere nei prossimi mesi.

In attesa che la Consulta si pronunci sui ricorsi degli anni scorsi, avvieremo nuove azioni legali, anche contro questa “maledetta” legge finanziaria 2016.

Grazie, Renzi!

Stefano Biasioli – Michele Poerio – Ennio Orsini

A nome e per conto di centinaia di pensionati “derubati”.


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