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Marino, Crocetta e gli ultimi show del Pd

E’ da non credere: Ignazio Marino è diventato il nemico pubblico n.1 del suo (ex?) partito. Il gruppo dirigente renziano del Pd è disposto a compiere atti estremi pur di cacciare il (già suo) sindaco. E’ pronto persino a negoziare sottobanco quelle dimissioni che mancano al quorum richiesto per far decadere il Consiglio comunale. Vien voglia di parteggiare per il povero Marino, anche perché sono sempre meno chiari i motivi per cui se ne dovrebbe andare. Se ci chiedessero di tracciare – sia pure con una certa approssimazione – dei profili paralleli, la vicenda di Ignazio Marino potrebbe fare il paio con quella di Rosario Crocetta.

Il presidente della Regione Sicilia rischiò il licenziamento in tronco a causa di una notizia poi risultata infondata: quella di non aver riattaccato con indignazione la cornetta (sic!) quando il suo interlocutore aveva proferito velate minacce contro la figlia di Borsellino. Crocetta ebbe la fortuna che, in sua difesa, accorsero quasi tutte le Procure siciliane, le quali, come si sa, sono le fonti immacolate della verità. E quindi non possono essere smentite. Nel caso di Marino, in attesa del responso degli inquirenti, si continua a dare credito e fiducia alle campagne giornalistiche condotte sulla base delle dichiarazioni di osti e ristoratori. Poi ci sono, certamente, gli infortuni di un sindaco pasticcione e inadeguato. Ma di primi cittadini siffatti è piena l’Italia.

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Nel braccio di ferro sul caso Marino è in gioco – niente meno – che un corollario della dottrina Caligola. Matteo Renzi vuol dimostrare che chi ha nominato senatore il proprio cavallo ha pure il diritto di destituirlo.

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Le Francescheidi: “Chi sono io per giudicare se Ignazio Marino debba ricevere da me il colpo di grazia? Per la Festa di Ognissanti me lo troverò tra i piedi con la barba, il sorriso e la fascia tricolore (mi dicono che la indossi anche sul pigiama). Se scambio con lui due parole gentili diranno che l’ho perdonato; se lo evito o lo tratto con freddezza, scriveranno che ho preso la decisione finale per la sua destituzione. Insomma, non sarà che questi italiani intendono restituirmi il potere temporale?’’.

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