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Perché non capisco la mossa di D’Attorre & Co.

Nella sala stampa di Montecitorio, tre deputati del PD, Alfredo D’Attorre, Carlo Galli e Vincenzo Folino, hanno convocato i giornalisti per annunciare che lasciano il PD e che con Sel e altri parlamentari, già fuori dal partito, costituiranno un nuovo gruppo parlamentare.

Continua la frammentazione a sinistra. I tre deputati hanno spiegato che hanno preso questa decisione perché “non ci sono alternative per la piega politica, programmatica e ideale che il PD ha assunto”. Capisco il disagio, ma costituendo un altro piccolo gruppo parlamentare si costruisce un’alternativa? Il fatto che sabato 7 novembre in un luogo pubblico i tre parlamentari, con altri e con Sel, annuncino solennemente questo passaggio, costituisce un’alternativa?

Osservo che tutto si svolge dentro le mura di Montecitorio e di Palazzo Madama, il che dimostra che ancora una volta si tratta di vicende che coinvolgono gruppi e gruppetti dirigenti di una sinistra frammentata che non coinvolge le masse popolari. Aggiungo che ho la netta impressione che Renzi favorisca queste fughe per indebolire l’opposizione interna e agevolare così i suoi progetti politici.

Non voglio ripetere quello che ho scritto molte volte su questo spazio, ma lo riassumo in poche righe. La battaglia politica per dare alla sinistra e al centrosinistra un’anima e un corpo, che lo possa identificare nettamente come una forza alternativa alla destra, deve coinvolgere quella parte del popolo e i quadri che seguono il PD. Le fughe individuali e i piccoli gruppi parlamentari coinvolgono poche persone e pezzi di ceto politico che sono già fuori dal PD. Nei prossimi giorni vedremo quali saranno gli sviluppo della situazione.

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