La Silicon Valley all’italiana? Esiste. Se gli Stati Uniti hanno Google, Facebook, Hp e Apple concentrati in un fazzoletto di terra a ridosso della baia di San Francisco, l’Italia ne ha una sua personalissima copia, nelle campagne senesi. Invece di software e ipad, si progettano farmaci innovativi e vaccini all’avanguardia. E così, tra la città del Palio e Rosia, piccola frazione a 15 chilometri da Siena, è nata la Pharma Valley, dove negli anni sono fiorite Kedrion, Novartis, Gsk e Philogen e i cui rappresentanti si sono riuniti oggi a Rosia in occasione di un’altra tappa del roadshow in giro per l’Italia organizzato da Farmindustria. Realtà quasi tutte internazionali certo, ma solidamente impiantate in Italia, come dimostrano i quasi 10.000 posti di lavoro assicurati intorno a Siena da questi giganti del farmaco.
TANTI INVESTIMENTI E QUALCHE DUBBIO
I numeri, come sempre, aiutano a mettere a fuoco le dimensioni del fenomeno. Solo in Toscana, con Siena hub, le aziende farmaceutiche garantiscono 10.400 occupati, 1 miliardo di export all’anno e 250 milioni di investimenti in Ricerca e Sviluppo. Su scala nazionale poi, gli investimenti arrivano del pharma a 2,5 miliardi, i posti di lavoro a 63.000 e la produzione sfiora 30 miliardi. Niente male per un business che deve ogni anno vedersela con un Fisco tra i più aggressivi al mondo e una burocrazia lumaca. I manager del farmaco convenuti allo stabilimento Gsk di Rosia, ceduto a inizio anno al colosso inglese dalla Novartis, si sono però posti un quesito. Non è forse ora che il governo capisca il contributo reale che tale settore fornisce all’economia italiana? Magari dando regole (e finanziamenti) certi e una sforbiciata alle tasse?
POCHE (MA SPECIFICHE) RICHIESTE AL GOVERNO
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, ha ricordato un dato non secondario. E cioè il meccanismo del cosidetto payback (il meccanismo che impone alle aziende farmaceutiche di farsi carico del 50% dello sfondamento della spesa farmaceutica ospedaliera). Mica spiccioli, ma 1,4 miliardi di euro all’anno. Per questo i dirigenti hanno chiesto un aiuto agli investimenti al premier Matteo Renzi. Per Danilo Medica, country manager per l’Italia di Kedrion (partecipata anche dal Fsi dell Cdp), è ora di “garantire una stabilità normativa per l’industria farmaceutica”. Stabilità non solo normativa ma anche finanziaria, concetto di una certa attualità mentre il Parlamento discute la manovra. Su questo Scaccabarozzi è stato categorico: “Bisogna garantire il finanziamento sanitario, e non ridurlo. Qualcuno si dimentica troppo spesso che per anni le industrie farmaceutiche hanno subito micro manovre riduttive per contribuire al ripianamento dei conti dello Stato”. Di qui una puntura di spillo al governo. “Noi investiremo nella ricerca se ci verrà dato il giusto sostegno”. Una timida risposta è arrivata dal responsabile Sanità del Pd, Federico Gelli, che ha avanzato una proposta. Uno sconto sul payback per le aziende che investono in Italia, quasi un incentivo. Si vedrà.
VACCINI SI’ (OPPURE NO?)
Alla kermesse senese non poteva ovviamente mancare l’argomento più caldo di questi giorni, ossia l’intenzione del governo di imporre l’obbligo di vaccino per gli studenti delle scuole, già approvato in parte dalle Regioni. Una misura che ha già scatenato non poche polemiche, con alcuni movimenti che hanno già dichiarato guerra all’obbligo del vaccino. Farmindustria ha espresso parere favorevole sul piano nazionale vaccini. “Senza vaccini, alcune persone non sarebbero qui”, ha detto Scaccabarozzi. “Vaccinarsi è fondamentale, tutti lo dobbiamo fare. Qualcuno sa cos’è il vaiolo, Ebola o conosce altre malattie?”. Chi alza la mano?