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Cosa penso del nuovo caso De Luca in Campania

Non mi associo al clamore mediatico (la Repubblica ne fa l’apertura di prima pagina) per l’indagine giudiziaria – solo un’indagine – sulla presunta corruzione del giudice che ha dato ragione a Vincenzo De Luca a proposito della sua sospensione da presidente della Regione Campania in ossequio alla “legge Severino”. Un giudizio si potrà dare quando ci saranno almeno un rinvio a giudizio o una prima sentenza. Con i criteri usati da tanti giornali un’indagine diventa colpevolezza.

Sia chiaro, la mia critica ai metodi e al concetto di azione politica che contraddistingue De Luca resta invece intatta. La sua arroganza e il suo personalismo sono un sintomo significativo del modo di far politica, non solo nel Pd. Sul quale, a proposito di questa vicenda giudiziaria, voglio soltanto mettere in luce un caso politico: perché il capo della segreteria politica di De Luca, un tuttofare, presente anche in società pubbliche, è il coordinatore del Pd campano?

Questo sì che è un fatto inquietante e che ci dice cosa è oggi il Pd nel territorio, come si usa dire. Come è possibile che un partito che si chiami tale, affidi le redini della sua organizzazione e del suo modo d’essere in mano a un capo elettore di De Luca, presidente della Regione e incaricato di reggere la sua segreteria?

(estratto di un commento pubblicato sulla pagina Facebook di Emanuele Macaluso)


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