I contratti a tempo indeterminato finalmente crescono. Ciò che ci si aspettava è avvenuto; un balzo in avanti considerevole, grazie all’esonero contributivo per tre anni a favore delle imprese che assumono a tempo indeterminato. Più 340.323 assunzioni nei primi 9 mesi di quest’anno, rispetto agli assunti nello stesso periodo dello scorso anno. Se le assunzioni nel 2014, erano state 990.641, nel 2015 1330.964. Insomma una resa interessante, con un saldo più 34,4%.
Anche i contratti a tempo determinato hanno ottenuto una buona performance, nonostante che molti di questi, siano scivolati verso il tempo indeterminato per interesse delle aziende ad ottenere zero contributi.
Gli unici contratti a perdere di numero sono quelli di apprendistato. Ma ciò si era già messo in conto. Anche per essi, le imprese non pagano contributi. Ma questo rapporto di lavoro comporta degli obblighi come la formazione, che alla luce dei vantaggi intervenuti per le assunzioni stabili, sono stati percepiti non più convenienti come prima.
Il governo, quindi, può sostenere che il primo test è stato superato brillantemente.
Ma può bastare a farci stare tranquilli? Questi dati annunciano l’uscita dal tunnel della crisi? Dio lo voglia, ma bisogna attendere altri dati più certi e stabili.
Nonostante la condizione favorevole dei prezzi degli idrocarburi e costi bassissimi del denaro, i risultati non sono molto incoraggianti. Si può dire che l’effetto vantaggio esoneri contributivi, esalta momentaneamente il fenomeno crescita, ma ci espone nel tempo a dati subito dopo negativi, quando non saranno più fruibili. Meglio allora non cantare vittoria sulla occupazione.
D’altro canto sarà difficile ripetere operazioni sulle contribuzioni, giacché in particolare quella previdenziale non può subire ulteriori salassi nei versamenti a causa della già precaria stabilità dei conti INPS.
Il governo dunque se fa bene ad inventarsi soluzioni per forzare la condizione occupazionale preoccupante, deve però puntare a politiche più organiche. Il modo migliore per ottenere risultati importanti e stabili, è quello di curare il debito nazionale, tagliare la spesa pubblica improduttiva, abbassare le tasse, dare vita a piani di realizzazioni infrastrutturali materiali ed immateriali.