Ho letto l’articolo di Formiche.net sulla riunione di ieri tenuta all’Aran. Non entro nel merito delle indiscrezioni scritte da Bruno Guarini. Vorrei invece sottolineare la posizione di Confedir.
Ha comunque ragione Guarini quando scrive che di fatto tutte le confederazioni si sono espresse negativamente sulla ipotesi Aran, sottolineando che – se il dettato legislativo prevede che i comparti “siano fino a 4”- non si comprende la logica FP-ARAN che punta a scendere dagli attuali 8 comparti (+ 4 settori peculiari) a 3, creando un maxi compartone indistinto e variegato. Ossia creando le premesse per una confusione generale nella amministrazione di Stato e parastato, all’interno della quale esistono differenze notevoli e significative dal punto di vista normativo ed economico.
Unanime la richiesta di concordare con l’Aran i criteri per l’accorpamento dei comparti, senza condizioni predeterminate e nella consapevolezza della doverosa salvaguardia di determinate peculiarità.
La sintesi Confedir è stata la seguente. Le condizioni preliminari per addivenire ad una intesa sono :1) certificazione della rappresentatività sindacale (2016-2018); 2) rinnovi contrattuali, normativi ed economici, sia per l’ultimo semestre del triennio 2012-2015 (con il pieno rispetto della sentenza della Consulta) che per l’intero triennio 2016-2018, con finanziamento adeguato; 3) coordinamento tra la definizione dei comparti/aree e la riforma Madia (ruoli della dirigenza) e relativi decreti attuativi; 4) le norme transitorie relative al passaggio dalle “vecchie” aree alle nuove e conseguente garanzia della rappresentativita’ 31/12/2015 fino alla nuova raccolta delle deleghe sindacali (Dicembre 2018); 5) salvaguardia delle categorie speciali. Quali? Ad esempio, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, già individuata da 3 DPCM (226/2010; 66/2011; 131/2011).