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Perché Minzolini rischia il seggio

Augusto Minzolini

Augusto Minzolini, il senatore di Forza Italia ex direttore del Tg1, non rischia forse la galera, per quanto condannato in via definitiva a due anni e mezzo per peculato continuato, ma rischia la decadenza dal Parlamento per la pena accessoria d’interdizione dai pubblici uffici, sempre per la durata di due anni e mezzo, comminatagli in appello e confermata dalla Cassazione.

Dove sono falliti gli sforzi difensivi dell’avvocato Franco Coppi, lo stesso che cercò inutilmente di risparmiare a Silvio Berlusconi, sempre in Cassazione, la condanna per frode fiscale costata all’ex presidente del Consiglio i servizi sociali, ma soprattutto la decadenza da senatore, con l’applicazione retroattiva della cosiddetta legge Severino.

Nonostante le simpatie personali di cui Minzolini gode fra i suoi colleghi senatori, oltre che fra i colleghi giornalisti, anche fra quanti non ne condividono le posizioni politiche molto radicali, d’opposizione intransigente al governo di Matteo Renzi, gli sarà difficile scampare alle procedure per la decadenza da Palazzo Madama. Dove i numeri della maggioranza sono notoriamente ballerini, nonostante i rinforzi o soccorsi arrivati al presidente del Consiglio dai fuoriusciti verdiniani da Forza Italia.

Forte sarà la tentazione, fra i sostenitori del governo, di sfruttare l’occasione offerta loro dalla Corte di Cassazione per liberarsi di un oppositore duro e spesso anche ribaldo, e sperare di sostituirlo con uno meno combattivo, se non verdiniano.

Sono risultate fatali a Minzolini, nel lungo e controverso procedimento penale sull’uso della carta di credito aziendale quando dirigeva il Tg1, le spese sostenute per rappresentanza da lui stesso restituite alla Rai, per un ammontare di oltre 60 mila euro, nel tentativo di evitare o limitare i danni. Cosa, questa, che gli era riuscita nel processo di primo grado, conclusosi a suo favore. Ma i gradi successivi di giudizio gli sono stati contrari.

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