Dal 28 al 30 novembre, 178 aziende, 20 associazioni imprenditoriali e 12 gruppi bancari della Penisola, per un totale di 370 partecipanti, saranno nella Repubblica Islamica per una missione imprenditoriale. Obiettivo: tastare con mano le possibili collaborazioni economiche possibili una volta che l’Iran sarà sollevato dal fardello delle sanzioni.
Com’è oggi l’Italia vista da Teheran? E cosa nota, invece, uno straniero che visita oggi un Paese in grande trasformazione, che si appresta a tornare sulla scena internazionale dopo l’accordo internazionale sul suo programma nucleare?
Due settimane fa, una delegazione del Centro Studi Internazionali presieduto da Andrea Margelletti si è recato in visita a Teheran e racconta oggi la sua esperienza.
COM’È VISTA L’ITALIA
“Abbiamo visto che c’è grandissima attenzione nei confronti dell’Italia, che viene percepita come un potenziale partner economico di primissimo livello”, rileva Margelletti parlando a Formiche.net. “Purtroppo”, aggiunge, “abbiamo registrato anche alcune perplessità sull’ipotesi che Roma possa essere, in modo altrettanto forte, un attore politico. In questo frangente, tra i Paesi europei, sono Francia, Germania e Regno Unito a farla da padroni. Questo, però, avviene soprattutto a causa nostra. Non riusciamo a sfruttare, come dovremmo, le opportunità che ci offre essere un grande Paese che si affaccia sul Mediterraneo. Da questo punto di vista dobbiamo assolutamente fare di più”. In concomitanza con questo grande cambiamento il Cesi, racconta il suo presidente, ha voluto gettare le basi per un rapporto più forte con la Repubblica Islamica. “I nostri analisti sono stati diverse volte a Teheran, ma ora stiamo cercando di strutturare questo rapporto. Abbiamo raccolto con estremo piacere l’invito dell’Ipis, l’Institute for Political and International Studies affiliato al ministero degli Affari esteri iraniano, che si occupa, come noi, di produrre analisi strategiche e di altre realtà che studiano la politica estera e la difesa. L’obiettivo è conoscerci meglio in vista di una futura cooperazione e ciò sta avvenendo”.
BISOGNO RECIPROCO
Siamo abituati a sentirlo nominare in tv per episodi politici o fatti di cronaca e a volte ci sembra troppo distante, non solo geograficamente. “Si ha la percezione che sia uno Stato arabo”, per certi versi, spiega ancora Margelletti. “Ma visto di persona da un europeo l’Iran è oggi un Paese per moltissimi versi vicinissimo all’Occidente”. “Ha una popolazione giovane e istruita che consuma gli stessi prodotti che noi consumiamo e apprezza la cucina italiana, la moda, il lusso. Per le nostre imprese c’è la possibilità di sfruttare un mercato immenso e non solo dal punto di vista energetico, ma anche da quello infrastrutturale, manifatturiero e industriale, soprattutto nel settore automotive, totalmente da rinnovare. Chi pensa solo ai vantaggi per Eni, che pure è importantissima, non ha mai visitato l’Iran”.
LE INTESE POLITICO-MILITARI
Se “giustamente si dà grande enfasi all’importanza politica del nuovo status internazionale dell’Iran”, per il presidente del Cesi parlare di “cooperazione in campo militare è ancora prematuro”. L’Italia, sottolinea Margelletti, “potrebbe offrire molto dal punto di vista della tecnologia bellica”, ma “è ancora prematuro”. Piuttosto, rileva, “è importante è manifestare preoccupazioni per le criticità comuni, come i jihadisti dell’Isis in Medio Oriente e Nord Africa, il forte impatto che i Talebani hanno in Afghanistan e la guerra civile nello Yemen. Questo è il terreno da cui iniziare”.