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Isis, Churchill e Renzi

“Andremo fino in fondo, combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e negli oceani, combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell’aria, noi difenderemo la nostra Isola, qualsiasi costo possa avere, combatteremo sulle spiagge, combatteremo nei luoghi di sbarco, combatteremo nei campi e nella strade, combatteremo sulle colline. Ma non ci arrenderemo mai’’. (Winston Churchill –  dal Discorso alla Camera dei Comuni  del 4 giugno 1940).

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“Il nostro Paese non si nasconde, è in tanti teatri, ma lo fa senza dichiarazioni roboanti, abbiamo bisogno di un nostro atteggiamento tipico, più di soft power che di hard power. Penso, credo e spero che l’Italia possa reagire non con calma, ma con saggezza ed equilibrio, essere all’altezza della grandezza di questo Paese’’. (Matteo Renzi  – dichiarazione del 17 novembre 2015). Come a dire: “Noi ci arrendiamo subito’’.

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“L’Italia non interverrà in Siria, mentre è già in corso un aumento del suo contingente in Iraq (da 500 a 750 addestratori, ndr)’’.  Così si è espressa il ministro della Difesa Roberta Pinotti, alla fine del vertice di Bruxelles del 17 novembre 2015. Come a dire da buona genovese: “Abbiamo già dato’’.

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Nei giorni scorsi Giorgio Napolitano, in occasione di un Convegno, ha reso nota una lunga riflessione sulle ragioni che lo indussero, da Presidente della Repubblica, ad “incoraggiare”, nell’autunno del 2011, Silvio Berlusconi a rassegnare le dimissioni al fine di promuovere la costituzione del governo Monti: una scelta che, secondo il Presidente emerito, fu “dettata da preoccupazioni per lo stato delle istituzioni e per l’interesse generale del Paese, e non da una pregiudiziale propensione a far nascere un governo senza rappresentanti dei partiti”.  Oggi il Governo Monti è una sorta di “figlio di nessuno”, ma  noi continuiamo a pensare che, allora,  l’orientamento del Capo dello Stato fu non solo giusto e corretto, ma indispensabile per evitare la bancarotta del Paese. Purtroppo, restiamo altrettanto persuasi che Napolitano sarà chiamato a rispondere davanti al Tribunale della Storia per aver consentito a Matteo Renzi e alla sua band of brother di pendere a calci la Costituzione.

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