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Tutti gli slogan della manifestazione musulmana anti Isis a Milano

“L’isis non rappresenta nessuno. Siamo musulmani ma soprattutto umani”. Ha la voce flebile l’Imam della Moschea di Mariam, a Milano, ma si aiuta con il megafono anche se dall’altra parte di Piazza san Babila qualcuno lo incita a gridare più forte. Il cielo plumbeo di novembre minaccia un po’ di pioggia ma nessuno si sposta di un millimetro.

La manifestazione contro il terrorismo e l’Isis della comunità musulmana italiana è iniziata da un’oretta, ma la gente non si stanca di applaudire e innalzare striscioni e cartelloni. Oltre 90 le associazioni presenti. Il leader del Caim (Coordinamento associazioni islamiche di Milano), Davide Piccardo, promotore dell’iniziativa, parla di “Cordoglio unanime del mondo musulmano”, e dal suo palchetto improvvisato scalda subito la platea: “Condanniamo duramente gli attentati di Parigi, e lo diciamo con forza. Dobbiamo combattere l’islamofobia, e per questo ci opponiamo alla legge anti-moschee della Lega, che pensa di cancellarci. Noi vogliamo luoghi di culto alla luce del sole – sottolinea – perché la violenza nasce dal vuoto delle Istituzioni. Anche nostro, che non abbiamo fatto abbastanza!”. Ancora forte l’eco delle polemiche dei giorni scorsi, tra chi invoca una risposta decisa dei cosiddetti “musulmani moderati” di fronte al terrorismo, e chi fa di tutta l’erba un fascio abbandonandosi a facili generalizzazioni.

Si alternano gli interventi sul palco mentre tutt’intorno vengono innalzati cartelli e striscioni. Gli slogan più quotati assomigliano ad hastag di matrice twitteriana: “Not in my name”, “Islam = Pace”, “No al terrorismo, sì alle moschee”, ma ogni tanto compaiono anche versetti del Corano che incitano alla pace. Qualcuno ha anche la bandiera della Siria, tanto per ricordare all’Europa scossa dagli attentati di Parigi che laggiù si sta compiendo una mattanza da anni, e che moltissimi musulmani stanno perdendo la vita sul campo di battaglia. All’improvviso partono dei cori che inneggiano alla pace e all’amore. Un ragazzo egiziano si avvicina con decisione: “Ci considerano degli assassini e dei fanatici – si sfoga – io vivo qui da dodici anni, ma non ho mai fatto niente di male, tanto meno un attentato”. Intorno a lui si forma subito un crocchio di gente. Alcuni manifestanti hanno voglia di dire la loro. Tra il cordone umano che separa il palchetto dalla “platea” della piazza si intravedono dei bambini che si stringono intorno ai genitori.

Risuonano continuamente gli appelli all’unità del mondo musulmano, spesso frammentato al suo interno tra diverse anime. Anche per questo sono stati invitati gli imam di altre comunità, come quelle di Segrate, Trieste e Torino. Non mancano pesanti accuse al mondo occidentale, reo di condannare con una mano il terrorismo e finanziarlo segretamente con l’altra. “Siamo umani e italiani come voi – dice un altro manifestante – e se avessi di fronte un guerrigliero dell’Isis lo condannerei e denuncerei subito. Quelli di Parigi sono crimini commessi in nome di Dio, ma Dio è sinonimo di pace”.  Un gruppo di studentesse con il velo chiede di parlare afferrando il microfono: “Dovete far sapere a tutti che noi con l’Isis non abbiamo nulla a che vedere – rivendicano – ci dissociamo completamente da questo gruppo di criminali senza religione. Chi ci accusa di ambiguità pecca di ignoranza, e dovrebbe cercare di aprirsi maggiormente al mondo”.

Nascosta tra le pieghe di slogan e striscioni si intravede la preoccupazione per l’Italia di domani. Della quale molti musulmani sentono di far parte, in un mondo sempre più multiculturale. Non solo i figli di seconda o terza generazione, ma anche gli immigrati che vivono qui da anni e professano un’altra fede nel nome dell’integrazione e libertà di culto. Ce l’hanno soprattutto con i giornalisti, ai loro occhi i primi responsabili del clima di odio e pregiudizio che avvelena parte del Paese. “Il vero Islam predica pace e fratellanza – dice un italiano di origine senegalese – nella mia terra d’origine l’Islam è il credo del 98% dei suoi abitanti, ma io non ho mai avuto problemi con nessuno. Eppure molti di voi non sembrano capirlo”.

Una camionetta dei carabinieri presidia la zona mentre poliziotti in borghese pattugliano la piazza. Si ha paura di incidenti, anche per via della psicosi collettiva che sembra aver contagiato la città dopo gli attentati di Parigi. Ma tutto fila liscio senza problemi. Tra la folla spunta una bambina che impugna un cartellone. Le telecamere la inquadrano ma lei non smette di sorridere, né sembra spaesata di fronte ai flash. Come i musulmani italiani in piazza a Milano, in un Paese che rivendicano come proprio. Nella speranza di poter vivere in pace ma, se possibile, lontano dai riflettori.


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