Quanto accaduto il 13 novembre a Parigi e Saint Denis conferma che nessun Paese occidentale oggi può considerarsi completamente al riparo dal rischio di un attacco terroristico. Non esiste, in questo frangente, il livello zero del rischio. L’unica leva sulla quale abbiamo la possibilità di agire è quella del coefficiente del rischio, intervenendo in maniera mirata affinché si possa ridurne il più possibile dimensione e capacità di incidenza. Detto che l’Italia si trova esposta in prima linea – in ragione di note vicende di carattere storico politico – alla minaccia preminente dal terrorismo internazionale, vediamo in cosa si concretizza l’attività di valutazione e gestione del rischio in occasione di eventi pubblici con enorme risonanza mediatica e massiccia partecipazione popolare, come quelli legati al Giubileo straordinario della misericordia.
Semplificando concetti particolarmente complessi, possiamo azzardare a definire il rischio terrorismo come la probabilità che un evento di natura terroristica, al termine di uno specifico processo, abbia a verificarsi e sia in grado di produrre danni più o meno determinabili. Ci troviamo di fronte a un rischio puro, la cui gestione da parte dello Stato non potrà produrre altri effetti se non quello neutro del mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. Gestire questo processo comporta una serie di attività prodromiche indispensabili, che vanno dall’individuazione e la catalogazione delle possibili matrici del rischio alla loro valutazione, fino all’identificazione della risposta.
Questa fase di risk assessment,per sua natura flessibile in ragione della mutevolezza della cornice di sicurezza in cui si inserisce, è generalmente la più importante e la più critica di tutto il processo di gestione del rischio: una cattiva o imprecisa attività di valutazione iniziale può comportare effetti deleteri sull’intera attività di gestione che ne seguirà. Un momento saliente della fase di valutazione è quello del censimento e della classificazione delle singole minacce, in modo che esse possano poi essere ricondotte a macro categorie omogenee. Nella classificazione degli eventi rischio possono essere utilizzate diverse tipologie di classificazione: ad esempio per fonti, in funzione delle organizzazioni terroristiche che possono generare l’evento; per modus operandi; per processi, raggruppando i rischi in funzione di cosa li genera, come nel caso dei cosiddetti terroristi homegrown; per gestibilità, a seconda che le risorse per gestire il rischio siano reperibili facilmente all’interno delle amministrazioni interessate oppure no.
Tra le altre possibili catalogazioni si segnala quella per macro categorie di target del terrorismo, distinguendo tra infrastrutture strategiche, come telecomunicazioni, energia, finanza e trasporti, e soft target, ossia luoghi di aggregazione religiosa, scuole e università, hotel eristoranti, stadi, e così via. Sulla base della casistica, sarà dunque possibile classificare il livello del rischio in una scala che spazia dall’improbabilità del verificarsi dell’evento temuto, all’alta probabilità se non addirittura all’imminenza del rischio evento terroristico. Sebbene – sotto il profilo organizzativo – il Giubileo straordinario della misericordia costituisca il primo grande evento organizzato negli ultimi anni senza il ricorso a poteri straordinari in deroga alla normativa ordinaria sugli appalti pubblici, l’aspetto relativo alla sicurezza resta sempre e comunque nella esclusiva responsabilità dell’Autorità di pubblica sicurezza.
Ciò non di meno, la predisposizione di un adeguato sistema a tutela degli eventi connessi al primo Giubileo al tempo dell’Is richiede una complessa attività di interazione e collaborazione con una pluralità di partner pubblici e privati, ai quali sono affidati compiti di rilevante importanza.
In questo quadro, oltre a ricordare il ruolo di raccordo che il governo ha assegnato al prefetto di Roma Franco Gabrielli, si evidenzia come il capo della polizia – il direttore generale della pubblica sicurezza Alessandro Pansa – abbia istituito il Gruppo di pianificazione per il governo e la gestione dei grandi eventi, incardinandolo nell’ufficio ordine pubblico del dipartimento della pubblica sicurezza, con il compito specifico di individuare le misure organizzative, tecniche e gestionali rispondenti sul piano operativo alle complesse esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica su tutto il territorio nazionale interessato dalle iniziative giubilari, assicurando i collegamenti con tutti i soggetti pubblici (in primis fra le forze di polizia) e i privati interessati.
Il gruppo ha quindi prodotto la direttiva generale per i servizi di sicurezza del Giubileo straordinario, fornendo le lineeguida in conformità delle quali le Autorità di pubblica sicurezza hanno adottato il proprio piano organizzativo di prevenzione e vigilanza. Per la determinazione e la definizione del rischio terrorismo, si sottolinea il ruolo centrale del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa), organismo interforze che costituisce la stanza di compensazione delle evidenze informative provenienti tanto dal modo dell’intelligence quando da quello della law enforcement.
Nel quadro di un metodo di lavoro che valorizzi i principi di sinergia e collegialità, il nostro sistema di prevenzione individua nel Casa il luogo istituzionale di alto coordinamento in cui le articolazioni antiterrorismo delle forze di polizia e degli organismi di intelligence lavorano fianco a fianco con metodica frequenza, attivando uno scambio osmotico il cui risultato finale è quello di rafforzare il patrimonio informativo di ciascuna componente. Si tratta di una metodologia di lavoro che può essere considerata una vera e propria best practice italiana, la cui esportazione a livello europeo, già proposta dal nostro Paese, costituirebbe un valore aggiunto nell’impegno dei singoli Paesi a contrastare una minaccia globale e altamente diffusiva come quella jihadista.
Anche in relazione al Giubileo straordinario il Casa ha contribuito a definire la cornice di sicurezza e il conseguente gradiente di rischio attraverso l’analisi delle evidenze fornite da forze di polizia e agenzie di intelligence. Accanto a questo, va ricordato come alla determinazione del quadro della minaccia e all’assunzione delle decisioni conseguenti si registri il concorso decisivo tanto delle articolazioni territoriali del Dipartimento della pubblica sicurezza quanto, attraverso differenti circuiti di cooperazione (Interpol, Europol, Police working group on terrorism – Pwgt), degli apparati antiterrorismo dei partner internazionali.