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Isis, nuovo attentato in Libia. Tutti i dettagli

Un camion bomba è esploso in un training center della polizia presso la città di Zliten, in Libia, a qualche chilometro da Misurata (est di Tripoli). Secondo fonti tra i soccorsi, citati dalla Reuters, i morti sarebbe almeno 65.

L’ATTACCO

Si tratta dell’attacco di dimensioni più grandi da quando il Paese è finito nel caos dopo la caduta del regime del rais Muammar Gheddafi. Al momento nessun gruppo ha rivendicato l’attacco, ma dal modus operandi appare chiara per gli esperti la matrice islamista. Prima di questo, l’attacco con tre autobomba esplose a febbraio scorso Qubbah, dove rimasero uccise 40 persone: in quell’occasione si pensò ad una rappresaglia delle milizie islamiste, che combattono al fianco dell’esecutivo di Tripoli, per i bombardamenti subiti per mano dell’Egitto, alleato invece di Tobruk.

LA DINAMICA

Secondo quanto dichiarato dal sindaco locale, Miftah Hamadi, la carica sul mezzo sarebbe esplosa davanti ai cancelli della struttura, mentre le reclute stavano entrando. Per questo c’è stato un alto numero di morti.

LA PRESSIONE DELL’ISIS

Due giorni fa, lo Stato islamico, che ha approfittato della guerra civile per instaurare in Libia aree di controllo, aveva attaccato due complessi petroliferi molto più a Est, utilizzando proprio camion imbottiti di esplosivi per aprirsi la strada. Una tecnica già vista in Siria e Iraq. Anche gli attentati anonimi sono stati usati dall’Isis, per esempio a Baghdad, dove sono stati utilizzati per seminare il caos. Viste le dimensioni del “colpo”, si attende ora una rivendicazione.

Durante l’assalto alle città petrolifere di Sidra e Ras Lanouf di due giorni fa, la Petroleum Faclities Guard (PFG), milizia indipendente che fornisce sicurezza in molti terminal petroliferi, è stata aiutata a respingere i combattenti baghdadisti da alcuni jet di Alba della Libia (Tripoli) decollati da Misurata, che hanno colpito dall’alto anche un convoglio dello Stato islamico nei pressi di Ben Jawad (città che sarebbe finita sotto il controllo dell’Isis negli ultimi giorni). Il campo di addestramento per cadetti della polizia di al Jahfal colpito stamattina, si trova ad una settantina di chilometri da Misurata e fornisce forze alle squadre di sicurezza del governo di Tripoli: una linea di rappresaglia da seguire per eventuali rivendicazioni.

L’ACCORDO VOLUTO DALL’ONU

I due conglomerati di fazioni in guerra, Tripoli e Tobruk, hanno formalizzato un accordo per arrivare ad una soluzione politica della crisi, che prevede la formazione di un esecutivo congiunto. Nel piano sposato dall’Onu, che ha sponsorizzato l’accordo, c’è inserito anche il possibile l’addestramento (qualora richiesto dal nuovo governo libico) di truppe locali fornito da forze militari internazionali: training che potrebbe vedere militari di vari Paesi, a cominciare dall’Italia, impegnati in attività di formazione in strutture come quella colpita dall’attentato odierno.

LE REAZIONI

Molte le reazioni condanna “per questo atto codardo che ha ucciso i nostri figli” come lo ga definito il vice ministro della Difesa dell’esecutivo di Tripoli Mohammad Bashir al-Naas. Reazioni anche internazionali: il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha colto l’occasione per sottolineare che “davanti a questa minaccia terroristica la risposta debba essere l’unita libica” e “l’implementazione degli accordi Onu”.
Proprio un report Onu di novembre del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, aveva conteggiato 27 attentati con autobomba e suicidi compiuti dallo Stato islamico in Libia. Il gruppo è il principale utilizzatore di questa tecnica di terrore nel Paese.

Ecco alcuni approfondimenti di Formiche.net sulla crisi libica:

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