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Chaouqui, tutte le ultime sortite mediatiche

Le chiacchiere di paese, e quelle in Vaticano. Le polemiche con i concittadini calabresi, e quelle con l’altro (presunto) corvo di Vatileaks 2, monsignor Lucio Angel Vallejo Balda. Le interviste rilasciate alla stampa estera, e la conferenza stampa convocata tra le duemila anime di San Sosti.

Sono i due piani apparentemente molto distanti l’uno dall’altro (almeno come i 500 chilometri che separano il piccolo comune calabrese da Roma) ma che nell’incredibile vicenda di Francesca Immacolata Chaouqui finiscono per sovrapporsi, mischiando vita pubblica e privata in un cocktail mediatico scoppiettante. Lei passa dalle durissime accuse alla Santa Sede – “esiste in Vaticano un gruppo di persone che oggi, se potessero vedere il Santo Padre morto, sarebbero felici” – alla querela sventolata sulla pagina Facebook contro un compaesano che s’è permesso di criticarla. Si muove dalle relazioni con i vertici della Chiesa cattolica, dai contatti con i più stretti collaboratori di Papa Francesco, alla ostentata (via social) normalità della vita quotidiana tra pancione con bimbo in arrivo e viaggio a Parigi.

LE ACCUSE AL PAPA

L’ex esponente della Cosea arrestata alcuni mesi fa in Vaticano e ora sotto processo (qui tutte le accuse) tra Natale e Capodanno s’è lasciata andare a pesanti critiche nei confronti di Papa Francesco. Del quale, peraltro, s’è sempre detta una fiera sostenitrice (“Ormai la mia vita è stata consacrata alla missione del Santo Padre di cambiare la Chiesa. Il mio problema è sempre stato quello di aiutare il Papa”, ha scandito a San Sosti).
Il 21 dicembre così scriveva su Facebook: “Io non so dove il Papa trovi la forza di continuare a parlare di riforma in un mondo che va avanti come se le cose che Egli dice non fossero mai esistite”. Il primo dell’anno rincara la dose. Su Twitter tuona: “Mentre chi ruba in Vaticano è impunito ed io in galera innocente, il Papa non parli di giustizia. Per rispetto dell’abito che porta”. Poi in un lungo post su Facebook approfondisce: “Che credibilità ha chi non reagisce contro le ingiustizie e poi parla dal pulpito di quelle ingiustizie denunciandole e disconoscendole?”, si chiede. “Sentire il Papa pronunciare la parola ‘giustizia’ quando nello Stato che Egli governa si sta celebrando un Processo inumano contro una donna incinta, arrestata senza nessuna prova di quello di cui mi accusano (credetemi nessuna o non andrei ogni giorno nelle televisioni e sui giornali di tutto il mondo a raccontare che sono innocente) fa rabbrividire. E fa indignare persino me con quell’uomo al cui servizio ho sacrificato la mia esistenza”. Infine ieri l’ultimo affondo: “Dio perdona con una carezza, non con un decreto, dice il Papa. In Vaticano però la giustizia perdona solo i ladri”.

IL RIFUGIO NELLA STAMPA ESTERA

Se c’è una categoria che in questi mesi Chaouqui ha dimostrato di non amare molto, è quella dei giornalisti italiani. A parte Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, coinvolti con lei nel processo Vatileaks 2 (ha sempre negato di avergli passato notizie da Oltretevere), la pierre se l’è più volte presa con i cronisti dei principali quotidiani. Uno che invece ha apertamente dichiarato di apprezzare è John L. Allen Jr., firma di Crux, giornale cattolico di Boston, al quale Chaouqui ha rilasciato un’intervista pubblicata all’interno di un lungo articolo che ripercorre la sua storia. “Ho finto ora di leggere tutti pezzi di Crux – scriveva su Facebook a Natale -. Senza dubbio, il più grande, obiettivo, avveduto, informato giornalista vaticanista su Vatileaks è John L. Allen Jr.. Leggete lui, anziché quello che circola fra le veline e veleni italiani”. Quindi ha cinguettato: “L’unico che mi ha fatto commuovere e che non ha mai pronunciato la parola baby-doll”. Non bastasse, pochi giorni dopo Chaouqui è comparsa prima sulle pagine del Guardian, spalleggiata dal suo avvocato Giulia Bongiorno, quindi su quelle del quotidiano spagnolo dell’Estremadura Hoy.

GLI ANNUNCI ALLA ZANZARA

C’è però un posto tra i media italiani dove Chaouqui che frequenta con passione: La Zanzara condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo. Martedì sera della scorsa settimana è stata ospite negli studi di Radio24; lì si è detta “certa che partorirò in carcere”, ha attaccato la giustizia vaticana (“il Tribunale non ha nessuna intenzione di valutare la verità”, “secondo me c’è una sentenza preconfezionata”), ha pronosticato “un anno e mezzo” di pena, e ha annunciato il sesso maschile del figlio e pure il nome: Pietro. Poi, a differenza dei giorni precedenti, ha difeso il Papa (“il Santo Padre non se ne frega”) dicendo di “non volerlo investire di questa cosa” e di non averci mai parlato al telefono.

LO SHOW A SAN SOSTI E LE NUOVE ACCUSE A BALDA

La ciliegina sulla torta di questa strategia mediatica è stata la conferenza stampa di giovedì scorso a San Sosti. Arrivata come una star in sella a un’Harley Davidson, entrata nel pub prescelto con tanto di guardie del corpo e drappello di amici e familiari al seguito sotto le note di Fiorella Mannoia (“Io non ho paura”), ha difeso le sue ragioni in un lungo intervento rispondendo alle domande dei cronisti. Non tutta la stampa locale però ha apprezzato la sua performance, come nel caso del portale La C News 24 che in un articolo titolato “Cronaca di una Chaouqui annunciata” ha dato conto di alcune pesanti accuse della protagonista, come quando ha detto che Balda era un “ubriacone che andava nei locali di Roma togliendosi le scarpe”. Come se non bastasse, pochi giorni dopo su Facebook ha pure pubblicato una foto del prelato senza una scarpa all’interno di un locale romano. “Eccolo qui il prelato che mi accusa – scrive – quello che dice di essere stato ricattato al punto di convincersi a dare le carte ai giornalisti cedendo al mio ricatto. Speriamo che questa persona si penta… per me nessun rancore la verità… la dignità di ammettere le cose come stanno”. Inutile dire che nonostante si trattasse solo di alcune settimane fa, sembrano lontani anni luce i tempi in cui l’ex pierre del Vaticano diceva invece di volere perdonare monsignor Balda e lo descriveva come una “persona che aveva la lucidità e il coraggio di sfidare la curia accanto a Francesco. Uno che non si fermava davanti a niente, a nessuno. Uno che leggeva un bilancio in tre ore, che prendeva decisioni” (qui il link).
Quel raduno di giornalisti a San Sosti è stato un tale evento per la comunità locale che pure il sito di un progetto per le scuole della regione s’è preso la briga di raccoglierne la rassegna stampa (qui il link). A Francesca non è rimasto che esultare via Facebook: “E dicevano che non c’avrebbe filato nessuno….ottima rassegna, mancano le agenzie: sono uscite in 8 lingue. Circa 200 lanci in tutto il mondo”. Nel frattempo, il Fatto Quotidiano rilanciava le interviste ai compaesani, non troppo benevoli nei suoi confronti, e lei finiva per litigare, sempre via Facebook, con Luca Branda, sindaco di Sant’Agata di Esaro (altro piccolo comune dell’entroterra cosentino), reo di aver condiviso un commento critico nei confronti della pierre. Appuntamento al prossimo post su Facebook.

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