Quarto si chiama lo scoglio di Genova, ben noto al genovese Beppe Grillo, dove salpò la storica spedizione garibaldina dei mille, destinata a far crollare il regno borbonico e a portare il Sud nell’Italia unificata sotto il trono dei Savoia. E Quarto si chiama il Comune dell’entroterra napoletano dov’è metaforicamente crollato il trono politico di Grillo e di Gianroberto Casaleggio. Le cui stelle brillate nel nome stesso del loro movimento si sono polverizzate nell’impatto con la dura realtà del potere da gestire dove capita di vincere le elezioni con l’inevitabile concorso della malavita. Com’è appunto accaduto nel più grande cratere spento dei Campi Flegrei.
È un cratere, quello campano di Quarto, che tanto spento poi non è, se si pensa non al fuoco delle viscere della terra ma a quello della corruzione e dell’intimidazione camorristica, costata politicamente la vita già a due amministrazioni comunali, sciolte per infiltrazioni criminali.
Non si può escludere che alla stessa fine sia condannata quella targata 5 stelle uscita l’anno scorso dalle urne con più del 70 per cento dei voti, visto che la sindaca Rosa Capuozzo, già indebolita politicamente e moralmente dall’espulsione elettronica notificatagli in persona da Grillo, è costretta ormai a passare il suo tempo fra perquisizioni, interrogatori, telefonate intercettate, consultazioni legali e politiche ad alta tensione, per quanto risulti formalmente, almeno sino al momento in cui scrivo, come parte lesa. Cioè come persona minacciata dalla camorra e dai suoi tentacoli nell’esercizio delle funzioni pubbliche di prima cittadina a causa di una controversa pratica familiare di condono edilizio: cosa che da quelle parti, poi, è di ordinaria amministrazione.
Purtroppo delle minacce o dei ricatti tentati ai suoi danni la sindaca non ha avuto l’accortezza, che per lei sarebbe stato un dovere in quanto pubblico ufficiale, di informare con regolare denuncia la magistratura, limitandosi a parlarne con dirigenti locali e nazionali del suo partito. Che ora smentiscono o mostrano di non avere capito per spiegare le troppe settimane trascorse fra sconclusionati e illusori tentativi di uscire dalle difficoltà più con la discrezione, la solita del potere politico, che con la trasparenza. Fino a quando la situazione non è esplosa fra le loro mani con lo sviluppo delle indagini condotte da un pubblico ministero di cui il compianto e urticante presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga diceva, scherzando ma non troppo, che ha un nome “impronunciabile” per un italiano a digiuno di lingue straniere: Henry John Woodcock.
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Ciò che non riesco a capire, e tanto meno a condividere, di Grillo, Casaleggio e seguaci è la convinzione che si possa fare politica con l’antipolitica. Alla quale appartengono i processi sommari di piazza, fisica o telematica che sia, e le espulsioni preventive, versione politica della cosiddetta custodia cautelare. Le espulsioni, e quindi anche quella della Capuozzo, peraltro fra le proteste della maggior parte dei consiglieri comunali eletti con le insegne delle 5 stelle, non servono a nulla se l’obbiettivo, peraltro dichiarato, è quello di proteggere o, nel caso di Quarto, di restituire al proprio partito una diversità, cioè una superiorità morale, sospesa sino all’esplosione mediatica della solita, ennesima vicenda giudiziaria.
Purtroppo, per Grillo e i suoi, quello di Quarto non è il primo e probabilmente non sarà neppure l’ultimo infortunio locale, anche se probabilmente si rivelerà il più grave, o il più imbarazzante. Anche in altri Comuni abbiamo, nella breve storia del movimento grillino, sindaci pentastellati entrati, a dir poco, in affanno non per diabolici tranelli degli avversari ma per fuoco amico, contestati cioè all’interno più o ancor prima che all’esterno. Di nomi, al nord o al sud, è inutile farne perché sono arcinoti. E non sto qui a sprecare spazio e parole.
Se queste sono le prove date a livello locale, sarà pur lecito chiedersi senza essere insultati, o iscritti d’ufficio alle solite liste elettroniche di proscrizione, di che cosa sarebbero capaci i grillini a livello nazionale se capitasse loro di vincere le elezioni politiche per il combinato disposto del ballottaggio fra le due liste più votate, l’antirenzismo endemico e la frantumazione o vaporizzazione di quello che fu il centrodestra. E che non si può certamente considerare risorto su quel palco a Bologna di qualche mese fa.
Per ora a livello nazionale i grillini sono riusciti a perdere per strada, fra dimissioni volontarie ed espulsioni, una quarantina di parlamentari. E a produrre a livello locale, ripeto, la polverizzazione delle loro stelle nel cratere di Quarto. Figuriamoci se dovessero riuscire a insediarsi in primavera in quell’altro cratere politico che è diventato il Campidoglio dopo le eruzioni di Gianni Alemanno e di Ignazio Marino.