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Il Papa, le unioni civili e le polemiche

Non poteva passare inosservato il discorso, programmato da tempo, che il Papa ha tenuto ieri dinanzi alla Rota Romana in occasione della solenne inaugurazione dell’Anno giudiziario. Se è vero che Francesco non ha fatto altro che ribadire la posizione della Chiesa sulla famiglia e sul matrimonio, quanto ha detto ha ovviamente riscosso un’eco maggiore considerato il dibattito in corso al Senato sul ddl Cirinnà riguardante le unioni civili.

PAROLE COME PIETRE

A una settimana dal Family Day del Circo Massimo, poi, l’aver sottolineato che “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”, l’intervento assume ancor più valore. Non a caso, in prima pagina sulla Stampa, l’editorialista Marcello Sorgi scrive che “l’entrata in scena di Papa Francesco, sul controverso terreno delle unioni civili in discussione al Senato, è destinata a pesare moltissimo sulla complicata gestazione della legge. Fino a questo momento infatti – aggiunge Sorgi – il Papa si era astenuto dall’influenzare o dal prendere parte alle vicende politiche italiane, anche quelle che, toccando problemi di fede e di coscienza, in passato avevano motivato l’intervento delle gerarchie”.

CAMBIO DI PASSO?

Sorgi rileva poi che “fino a qualche giorno fa, inoltre, un’intervista del segretario della Conferenza dei vescovi italiani, monsignor Galantino, aveva delineato un approccio laico alla questione: la Chiesa, in sostanza, riconosceva il diritto del Parlamento a legiferare anche su una materia così delicata, limitandosi a raccomandare di non confondere il riconoscimento di alcuni diritti – ad esempio, l’assistenza sanitaria o la reversibilità delle pensioni – con altri, tipo le adozioni”.

FRANCESCO NON VUOLE ESSERE COINVOLTO

Getta acqua sul fuoco Andrea Tornielli, che ricorda come il discorse fosse “preparato da tempo, ben prima dei dibattiti degli ultimi giorni sul Family Day”. Inoltre, aggiunge il responsabile di Vatican Insider, il Pontefice “si è limitato a ripetere ciò che aveva più volte detto e che appartiene all’insegnamento della Chiesa”. Francesco, a ogni modo, “non intende essere coinvolto in queste iniziative: non perché non siano più che legittime, ma perché devono rimanere espressione di laici cattolici che intervengono nel dibattito politico su un disegno di legge”. Si ricorda, tra l’altro, il fondamentale intervento di Bergoglio alla Cei, pochi mesi dopo l’elezione, in cui affidò ai vescovi i rapporti con la politica italiana.

LE PERPLESSITA’ DEL TEOLOGO VITO MANCUSO

Su Repubblica merita sottolineatura l’analisi del teologo Vito Mancuso, che già dalle prime righe nota come “Il Papa non ha sorpreso nessuno con il discorso di ieri al Tribunale della Rota Romana, un testo del tutto secondo copione”. Rispetto a quanto affermato da Bergoglio, Mancuso si chiede: “Ma è proprio vero che la famiglia della dottrina ecclesiastica corrisponde al disegno di Dio? Oppure è anch’essa una determinata espressione sociale, nata in un certo momento della storia e quindi in un altro momento destinata a tramontare, come sta avvenendo proprio ai nostri giorni all’interno delle nostre società occidentali?. Penso – aggiunge – che il referendum della cattolicissima Irlanda con cui è stata mutata la costituzione per permettere a persone dello stesso sesso di contrarre matrimonio sia una lezione imprescindibile per il cattolicesimo, della quale però a Roma ancora si fatica a prendere atto”.

LA FORZATURA DEL DDL CIRINNA’

Massimo Franco, sul Corriere della Sera, affermando che “non è strano che il Papa abbia invitato a non fare confusione tra la famiglia voluta da Dio e e ogni altro tipo di unione”, scrive che “in Vaticano la legge che sta prendendo corpo in Parlamento e sarà discussa in Senato a partire dal 28 gennaio è vista come una forzatura. Una misura contro la quale non alzare barricate né lanciare anatemi, perché i vertici dell’episcopato hanno accettato mentalmente le unioni civili tra omosessuali. Il contorno del provvedimento – però – soprattutto per i margini di ambiguità che lascia in materia di adozione dei bambini, è visto come frutto di un’operazione ideologica. E, per quanto la Chiesa, intesa come ecclesiastici, abbia cercato di evitare che una manifestazione di pazza potesse essere assumere il carattere dello scontro, alla fine ha douvuto seguire”.

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