27 gennaio: Giornata della Memoria. Je suis juif.
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Ma è possibile onorare i milioni di ebrei sacrificati nella Shoa nel cuore dell’Europa (il campo di sterminio di Buchenwald era nei pressi di Weimar) e boicottare sul piano economico e culturale i discendenti di quelle vittime che hanno dato vita all’unico Stato democratico del Medio Oriente? Il problema dei palestinesi non è quello del diritto ad avere una patria (che più volte è stato loro riconosciuto), bensì quello di cacciare gli ebrei dalla terra dei loro avi. L’Onu (un terzo delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza sono state rivolte contro Israele) e i suoi organismi, a partire dall’UNRWA, per decenni hanno assecondato la propensione del popolo palestinese a restare nello status di rifugiato anziché favorirne (con le enormi risorse a disposizione) il reinserimento. La questione palestinese è l’alibi permanente per le sanguinarie satrapie medio-orientali, le quali possono così mantenere un atteggiamento ostile verso lo Stato d’Israele, come corpo estraneo in quell’area soprattutto perché comunità democratica, pluralista e saldamente ancorata ai valori occidentali. In sostanza, l’atteggiamento ostile verso la patria degli ebrei – adesso – diventa la cartina di tornasole di un nuovo antisemitismo (spesso orientato a sinistra).
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Nel libro di Fiamma Nirenstein “Gli antisemiti progressisti, La forma nuova di un odio antico” (Mondadori), l’autrice racconta di un colloquio (con un professore di cui non fa il nome) che spiega tanti aspetti del risorgente antisemitismo nel Vecchio Continente (è recente l’invito rivolto agli ebrei, da parte dei responsabili delle comunità, a non esibire simboli religiosi, a tutela della loro sicurezza). “Se il motivo di tutto questo conflitto internazionale è Israele – afferma l’interlocutore sconosciuto – allora anche gli Stati Uniti dovranno abbandonarlo al proprio destino e lasciare che scompaia. (omissis) Gli arabi hanno ragione: Israele è un corpo estraneo, uno strumento di colonizzazione americana che deve scomparire”. Che altro aggiungere di più? Ci resta solo la vergogna di appartenere ad una realtà in cui pontificano persone come l’anonimo professore appena citato.
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Durante il regime fascista ad orientare i media di allora provvedeva una velina del Ministero della Cultura Popolare (il Minculpop: un acronimo molto somigliante all’In-Cool-8 di Maurizio Crozza). Ci domandiamo spesso da dove provengano le veline che stabiliscono ciò che è giusto fare in tema di unioni civili, di pensioni, di riforme costituzionali e quant’altro. Visto che ormai è operante una sorta di “pensiero unico’’.