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Ecco come il Pd di Renzi si divide sullo slittamento del ddl Cirinnà

Poco più di un anno fa – era il 31 gennaio del 2015 – Matteo Renzi metteva a segno quello che molti considerano il suo capolavoro parlamentare: l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Un nome – quello dell’attuale Presidente della Repubblica – con il quale il premier era riuscito allo stesso tempo a ricompattare il Partito Democratico, a piegare le resistenze del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano e a mettere in un angolo le opposizioni.

IL DDL CIRINNA’ IN PAUSA DI RIFLESSIONE

Tutto il contrario di quello che è accaduto ieri al Senato in occasione del voto sul disegno di legge sulle unioni civili firmato da Monica Cirinnà. Il dissenso dei cattodem non è rientrato ma anzi si è rafforzato nel corso delle settimane, Ncd ha tenuto la barra dritta e l’opposizione – nel caso specifico il Movimento 5 Stelle – alla fine ha avuto buon gioco nel far saltare l’intesa iniziale e bloccare – almeno per il momento – l’iter di approvazione. L’esame del ddl è rinviato al 24 febbraio ma sono in molti a chiedersi cosa ne sarà adesso del provvedimento.

L’APPUNTAMENTO ALLA CAMERA

Ieri in Parlamento non si parlava d’altro che della battuta d’arresto subita dalla maggioranza a Palazzo Madama. E così anche un dibattito del gruppo Pd della Camera su Europa e Socialismo si è trasformato nell’occasione per fare il punto della situazione e analizzare i perché di quanto accaduto. All’appuntamento – organizzato da “Amici Dem” del deputato Simone Valiante – erano stati invitati a parlare Giuseppe Fioroni, Gianni Cuperlo e Dario Parrini, vale a dire un rappresentante dell’ala cattolica del partito, un esponente della sinistra dem e un renziano.

LA DIFESA DEI RENZIANI

A intervistarli l’ex direttore del Tempo Mario Sechi – oggi firma del Foglio e voce di Radio 24 – che ha subito chiesto se si fosse trattato di un passo falso di Renzi. “Non credo proprio”, ha risposto Parrini che ha puntato il dito contro i grillini, accusati di aver messo in atto “un comportamento gravissimo”, solo “per complicare la vita al Pd”.

LA SODDISFAZIONE DEI CATTODEM

Ma perché Renzi ha perseverato?”, ha domandato ancora Sechi rivolto a Fioroni. Secondo l’ex ministro dell’Istruzione, “è naturale che su argomenti di questo tipo sia lasciata ai parlamentari libertà di coscienza”. Una considerazione che “vale anche per il M5S”. Adesso – ha sottolineato Fioroni – “mi auguro che la legge si faccia ma che la stepchild adoption sia affrontata in altri provvedimenti, in un altro momento, in un altro dibattito”. Dunque che venga stralciata.

LA SINISTRA PD E LE BARRICATE AL CONTRARIO

Non la penso come Fioroni, non brindo a questa giornata”, ha invece fatto presente Cuperlo per il quale “la stepchild adoption è un atto di tutela e rispetto verso i bambini che già vivono in una famiglia arcobaleno”. Da parte dell’ex presidente del Pd non dovrebbe esserci però alcuna barricata al contrario nell’ipotesi in cui la stepchild venisse stralciata dal testo. Un approccio che sembra dividerlo da altri esponenti della minoranza dem per i quali il testo del ddl Cirinnà non deve essere cambiato. “Non è immaginabile togliere la stepchild”, ha dichiarato l’ex capogruppo pd alla Camera Roberto Speranza. Per Cuperlo invece – senza la possibilità di adottare il figlio naturale del partner – si tratterebbe di “una legge monca” ma da approvare lo stesso a tutti costi.

QUALE SINISTRA PER L’EUROPA?

Quanto al tema ufficiale del dibattito – “la politica Ue e i limiti del socialismo europeo” – il punto di partenza di tutte le riflessioni è lo stato di estrema difficoltà che sta vivendo l’Europa. Una crisi generale nella s’inserisce la crisi della sinistra socialista europea. “Afona” e “incapace di trovare un’agenda comune” l’ha definita Cuperlo, che ha poi commentato la strategia italiana in materia: “Alcune delle battaglie di Renzi sono giuste ma c’è un punto debole: la capacità di tessere alleanze a supporto delle richieste formulate”, ha dichiarato ancora l’ex sfidante del premier alle primarie del 2013. Per Parrini, l’impegno principale della sinistra europea deve tendere verso “il superamento dell’austerity nella politica economica di Bruxelles”. Di incoerenza politica – e della necessità di dare nuovo slancio al progetto comunitario – ha parlato invece Fioroni secondo il quale “in Italia abbiamo fatto quasi la terza repubblica mentre in Europa siamo ancora alla Repubblica zero”. Un modo per evidenziare l’assenza di qualsiasi evoluzione a livello europeo i cui problemi rimangono quelli degli esordi.


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